Alcuni giorni fa la mia Comapgna doveva fare alcune spese (pesanti
ed ingombranti) in un negozio in una delle vie più trafficate della Città, per
cui mi ha chiesto di accompagnarla con l’auto (Hybrid nuova di zecca, preciso...), con l’intesa che io dopo averla
occompagnata l’avrei aspettata in un posto più fuorimano. Abbiamo invece trovato
con una botta di fortuna immediatamente un parcheggio, per giunta non a
pagamento, proprio davanti ad alcuni dei negozi dove lei aveva intenzione di
andare.
Come d’accordo lei va a fare compere e io rimango in macchina
ad ascoltare con l' MP3 le mie lezioni di giapponese. Il tempo è un bene
prezioso, va utilizzato in maniera calvinista.
Questa strada non solo è una delle più trafficate della Città, ma ha anche il
triste primato di avere, tra le vie cittadine, un altissimo numero di incidenti
stradali, molti mortali, dato che presenta , in certi tratti, una pendenza da
Galibier o da Muro di Grammont, per cui cosa fa l’automobilista medio italiano
quando vede una discesa? Schiaccia sull’acceleratore, ovviamente.
Recentemente, la strada è stata ristretta per fare posto
alla pista ciclabile e mi viene l’idea di contare quante biciclette sarebbero
passate in quel tratto di strada.
Ebbene, nella mezz’ora che ho aspettato sono passate sei (sei) biciclette e due
(due) monopattini.
Naturalmente quante biciclette sono passate correttamente
nella corsia a loro destinata?
Una bicicletta e un monopattino.
E gli altri mezzi c.d. “ecologici”? Sono passati o nella trafficatissima strada
o addirittura (una bici e un monopattino) sul marciapiede.
Preciso di non avere nulla contro la bici, anzi... quando
mori Fausto Coppi, esattamente sessant’anni fa, ricordo ancora il mio pianto di bambino...
Nel 1973, ai tempi delle domeniche a piedi, acquistai una bici da corsa per
spostarmi nei giorni festivi e, visto che ce l’avevo, pensai anche di
utilizzarla nei giorni feriali per andarci all’Università.
Risultò impossibile. Nei giorni caldi arrivavo sudato come se avessi
scalato il Pordoi, visto che da casa mia alla Facoltà non è altro che un
susseguirsi di salite e discese e, nei giorni freddi, dopo la sudata in salita
mi gelavo in discesa, con il risutato di continue sinusiti.
Per non parlare di quando da noi soffia un maestrale a ottanta all’ora, cosa
tutt’altro che rara.
Lasciai la bici da parte e dopo qualche tempo la regalai a un mio Cugino, che
viveva in un paesino di duemila abitanti.
Ma chi si immagina nella mia Città un distinto Professore Universitario
ultrasessantenne che, da uno dei quartieri “eleganti”, va in Facoltà a fare lezione in bici e
in giacca e cravatta, in un assolato primo pomeriggio di luglio, visto che molte Facolta si trovano esattamente nei punti
più alti?
O chi si immagina, come vidi in una citta come Parma, una signora diciamo “non
più nel fiore degli anni” che va su una elegantissima bici d’epoca?
“..ma dove vai, bellezza in bicicletta...lascia la bici, e dammi baci...” così cantava una canzonetta che ,“ai miei tempi”, ancora si ascoltava alla radio...
Sicuramente non ci sarebbe stato nulla da dire se le piste ciclabili fossero state realizzate nei parchi della città, sul lungomare etc, ma perché realizzarla in una delle più trafficate vie cittadine, dove non c’è anno in cui non si contino gravi incidenti?
Pare che tutte queste piste ciclabili siano state finanziate, per milioni e milioni di euro, dalla Comunità Europea: la Sanità italiana fa acqua da tutte le parti e si regge solo per la dedizione di medici e infermieri, gli edifici scolastici rischiano di crollare in testa a studenti e insegnanti, il debito pubblico italiano ha assunto ormai dimensioni stellari ma abbiamo le piste ciclabili in una Città, come la mia, che ciclabile, nel senso vero del termine, non è e mai potrà esserlo, per semplici ragioni orografiche.
Si iniziano intanto a vedere, in vari punti della Città, biciclette abbandonate da mesi: evidentemente neppure i ladri hanno interesse a rubarle... altro che “Ladri di biciclette”.
Ma perché dobbiamo sempre scimmiottare acriticamente ed accettare tutte le mode che ci vengono da fuori, senza cercare soluzioni autonome ai nostri particolari problemi?
Oh, dear...
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