lunedì 28 dicembre 2020

Brexit

 

Nei primi anni ’70 mio Padre lavorava in un Paese africano torrido e, non volendo passare le ferie a casa, in un posto altrettanto torrido, mi incaricò di trovare una casa in affitto per il mese di agosto in Inghilterra, cosa che riuscii a fare, anche senza internet, che allora era ben al di là di qualsiasi previsione.
Arrivati e sistemati in casa andammo immediatamente in un vicino supermercato per rifornire la dispensa.

Mentre mio Padre si dirigeva verso il reparto vini e liquori, visto che veniva da un Paese dove vigeva la Shariʿah, io accompagnavo mia Mamma al banco alimentari.

Mia Mamma vede nel reparto carni un enorme cosciotto d’agnello. Agnello neozelandese.

Vivevamo in un posto dove ci sono più pecore che abitanti, la conoscenza della carne d’agnello è approfondita: “… mi sembra troppo grande per essere la coscia di un agnello, probabilmente è quella di un pecorone, e puzzerà di conseguenza..” dice mia mamma, “ma costa così poco che, anche se lo cuociamo e poi lo dobbiamo buttare non sarà poi una gran perdita…” dice mettendo il pantagruelico cosciotto nel carrello.

Portato a casa e cucinato in tegame con i piselli: assolutamente squisito, molto più buono del nostro, il che è tutto dire.
Passa quelche anno, la Gran Bretagna entra nell’U.E. e, con nostro grave disappunto, sparisce dai supermercati l’agnello neozelandese.

Se c’è qualcuno che si deve preoccupare per Brexit siamo noi europei, non certo i britannici.

 

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