sabato 2 gennaio 2021

Élites culturali italiane


Un Amico pubblica sulla sua pagina FB

https://www.facebook.com/eptorix

un passo da un libro da lui recentemente letto

https://www.facebook.com/eptorix/photos/a.384121411985547/1190600544670959

e cortesemente mi chiede cosa ne pensi.
A parte il fatto che la risposta vera gli è stata data per MP, perché impubblicabile su FB, di seguito il mio commento.

Liceo-Ginnasio “Cutelli” di Catania, mese di giugno, anno 1968, classe Prima Liceo.

La Docente di Italiano, Professoressa Maria Concetta Albanese, fa una domanda a bruciapelo alla classe: “...chi si ricorda cosa afferma Dante, a proposito della pena inflitta a Ciacco?”

Ciacco è il protagonista di un importante episodio della Divina Commedia, descritto nel Canto VI, studiato parecchi mesi prima, e la Professoressa vuole controllare se la conoscenza dell’argomento è “puntuale”.

Alzo la mano e, facendo attenzione a non provocare troppo rumore con il sedile del banco, mi alzo in piedi.

“Dimmi, ti metto sette (sic..) in pagella, se lo ricordi.”

“Professoressa, Dante afferma che sebbene nell’Inferno esistano pene di ben maggiore entità, nessuna è così ributtante e spiacevole.”

“Bene. Si. Dante afferma proprio questo.” annuisce la Professoressa visibilmente soddisfatta.

Ebbene, verrebbe voglia di far subire a chi scrive le *bip esposte nelle righe mostrate da Ettore la medesima pena che Ciacco subisce ...

E anche sui Promessi sposi avrei qualcosa da dire...

Sono di certo un dinosauro sopravvissuto a diverse ere geologiche, oggi gli esami non sono più di moda: io invece sostenni quello di seconda e quinta Elementare, quello di terza Media, quello di quinta Ginnasio, quella che una volta si chiamava la Maturità, trenta esami universitari, la Tesi di laurea, un Esame di Abilitazione alla professione, un Esame di Abilitazione all’insegnamento, forse qualche altro ma mi sono già stancato a enumerarli e in tutti questi, nessuno escluso, la conoscenza che si doveva avere degli argomenti doveva essere assolutamente “puntuale”.

Ai miei tempi si studiava in quinta ginnasio il più famoso romanzo italiano, “I Promessi Sposi” e la conoscenza che ci veniva richiesta di tutti i particolari rasentava il parossismo: come era vestita Lucia per il matrimonio? Di che colore erano le calze? (vermiglie). Com’era il tavolo dell’Osteria della Luna piena? (lungo e stretto, con due panche ai lati) Cosa c’era sopra? (bicchieri, fiaschi, dadi, carte da gioco).

Ho riletto tutto quello che mi era stato proposto alle scuole superiori, ivi compresa l’”Eneide”, traendone enorme godimento, ma “I Promessi Sposi” no, non sono mai riuscito a riaprirlo, e quando ho tentato di farlo mi si è sempre scatenata una crisi di rigetto: ma ebbi comunque un sentimento di gratitudine per la mia Professoressa quando, diventato Ingegnere, mi resi conto che tra un “muro eseguito in pietra e mattoni” e “un muro eseguito in pietra o mattoni” poteva esistere una differenza di decine di milioni, ora di migliaia di euro, eventualmente da pagare di tasca.

Vidi “I Promessi Sposi” in mano alle Colleghe di Lettere sino ad una decina di anni fa. Adesso questo romanzo pare non sia più "fashionable".

E queste sarebbero le  "élites culturali" italiane?
Ma mi faccia il piacere….

 

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