Mi si scusi per l’inglesismo, ma le lingue sono soggette a mutamenti: chi studia la lingua giapponese sa quanto questa lingua sia cambiata a partire dalla Seconda Guerra mondiale.
Accettiamo quindi, cum juicio, qualche parola straniera ed evitiamo l’atteggiamento talebano e spocchioso dei francesi: del resto siamo per primi noi italiani a violentare la nostra lingua, con gli inaudibili “ministra” e “assessora”.
Che cosa è il problem-solving?
Il problem solving è una branca di una disciplina definita come Ricerca operativa, teorizzata da scienziati e matematici britannici ( e di dove, se non di una Nazione che ha dato i natali a John Locke, George Berkeley e David Hume ?) a cavallo tra la Prima e la Seconda G.M. La Ricerca operativa,o Operational Research è, secondo la Treccani, la “Disciplina che studia, su base quantitativa, i modelli concettuali dei processi decisionali connessi al funzionamento dei sistemi organizzati, i metodi per prevedere il comportamento di questi sistemi (in particolar modo relativamente al crescere della loro complessità) e individuare le decisioni che ne ottimizzino le prestazioni, nonché gli strumenti per valutare a priori le conseguenze di determinate decisioni” ed ha nel mondo moderno implicazioni fondamentali: dalla Ricerca operativa discende infatti il Project management, senza il quale i giganti del web, come Amazon o Alibaba, semplicemente non potrebbero esistere e, su scala più piccola, neppure si sarebbe potuto costruire in tempi così brevi il nuovo viadotto sul Polcevera a Genova.
Risulta ovvio come nell’organizzazione di un sistema complesso si creino problemi, che devono essere risolti e superati con le tecniche, appunto, del problem solving.
Le tecniche del problem solving possono essere le più varie e di certo non è mia intenzione addentrarmici in questa sede: ma qual è, generalmente, la tecnica più semplice per risolvere un problema?
La tecnica più semplice e ovvia per risolvere un problema è, generalmente, quello di scindere un problema di una certa dimensione in problemi più piccoli, ciascuno dei quali può, spesso, essere risolto in maniera più semplice del problema iniziale.
Il problem solving esiste dalla preistoria. Che cosa hanno in comune Roma, Budapest e Parigi ?
Roma
Non solo sorgono tutte nei pressi di un fiume, ma sorgono esattamente nel punto dove la presenza di un’isola permette di spezzare in due il tragitto necessario ad attraversarlo: ovvero un grosso problema, l’attraversamento di un fiume più o meno grande, viene facilitato perché fatto in due tempi con due attraversamenti più brevi. Lo sapeva anche l’uomo preistorico…
Con la Comunità Europea e con l’euro si è fatto esattamente il contrario: si sono messi assieme i problemi (relativamente piccoli) di ciascun Paese per crearne uno enorme: il problema dei greci che non vogliono, o possono, pagare le forniture militari tedesche e francesi diventa anche un problema italiano, il problema della pesca nelle acque inglesi diventa un problema francese e spagnolo… ohhhdear…
Io mi domando a chi mai possa essere venuta in mente un’idea del genere. Ad un idealista, a un pazzo, a un mentecatto? Tendo purtroppo a pensare sia venuta a qualcuno che, da un'Europa di questo genere, aveva la sua “convenienza”.
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