lunedì 22 giugno 2020

Ancora su Giulio Regeni


La mia famiglia visse nel Paese che inventò l'integralismo islamico dal 1967 al 1989. Tutte le linee telefoniche erano sotto controllo, di teleselezione internazionale neppure a parlarne, per avere una comunicazione con l’Italia ci volevano ore di attesa ai posti telefonici pubblici: le comunicazioni tra le Imprese Italiane operanti in quel paese e la madrepatria avvenivano tramite la telescrivente, strumento facilmente controllabile da parte della Polizia. 

Gli operai italiani che ci andavano a lavorare venivano attentamente catechizzati dai responsabili delle Imprese che lì operavano: “State attenti: non parlate mai né del Paese dove vi trovate né tantomeno di politica, se qualcuno vi chiede qualcosa o vi fa qualche discorso tenetevi sulle generali, svicolate e cambiate subito discorso”.

La vita, per operai, tecnici e manager, era molto dura: si lavorava come minimo dieci ma anche dodici ore al giorno, sei giorni la settimana, e la domenica nei primi anni, il venerdì poi,  gli unici spassi in un campo in mezzo al deserto erano il ping-pong, il biliardino o una partita a scopone. Di vino “legale” neppure a parlarne, le donne uno si dimenticava pure come erano fatte.


Una volta un operaio, ottenuta dopo ore di attesa la sospirata comunicazione con l’Italia, entrato dentro la cabina telefonica e preso probabilmente dal cafard sahariano e dalla nostalgia per la famiglia, dimentico delle regole di prudenza che gli erano state suggerite, iniziò a sciacquarsi la bocca mentre parlava : ”Questo è un paese di m....,qui si sta da cani .... gli abitanti sono dei ..... “ eccetera eccetera, eccetera. La porta della cabina telefonica si spalancò all’improvviso, quattro braccia lo strapparono di peso fuori e iniziarono a prenderlo a sberle. Venne portato al posto di polizia e ci volle del bello e del buono per fargli avere un visto d’uscita e imbarcarlo su un aereo per l’Italia senza fargli provare come fossero fatte le galere di quel Paese.

Alla luce di questi fatti la morte del ricercatore italiano Giulio Regeni al Cairo, mi ha lasciato innanzitutto addolorato ma anche altrettanto perplesso. Perché? 
Sicuramente aveva il telefono controllato ed era quantomeno tenuto d’occhio dalla Polizia segreta, che con ogni probabilità annotava ogni suo spostamento e ogni suo incontro, e di sicuro era a conoscenza di chi incontrava e di cosa diceva.
Ma perché uccidere uno straniero, e in una maniera così barbara, facendo poi ritrovare il corpo ridotto in condizioni orribili, quando sarebbe stato tanto più semplice prendere questo ragazzo per un orecchio e imbarcarlo su un aereo? E, volendo ucciderlo, sapete quanto deserto c'è in Egitto? Perché far ritrovare il corpo, buttato a margine di una strada trafficatissima? Gli egiziani avevano davvero paura che questo ragazzo facesse scoppiare da solo la rivoluzione ? O volevano solo spaventare i turisti italiani che vanno in vacanza a Sharm-el-Sheik e che portano un fiume di valuta al povero Egitto?

Mia personale ipotesi: e se fosse stato ucciso da servizi segreti si, ma non da quelli egiziani? O perlomeno da qualche elemento dei servizi egiziani non propriamente favorevole ad Al-Sisi, e magari ancora fedele al precedente Governo, che Al-Sisi rovesciò? Al-Sisi potrà mai fare l'ammissione "mah... veramente... devo dire che io non controllo del tutto i miei servizi segreti ed io stesso sono stato giocato da altri...fatemi la domanda di riserva..."
Si, proprio come il ragionier Fantozzi...

E se dietro la morte di questo povero ragazzo ci fosse invece, addirittura!, la verità assolutamente inconfessabile che i "servizi" in parola fossero quelli di un altro Paese, almeno nominalmente, "amico", se non "alleato"? C'è gente capace di uccidere per pochi spiccioli, figuriamoci quando in ballo ci sono decine di miliardi di euro, come sono quelli che si stanno giocando adesso tra Italia ed Egitto (gas naturale, fregate, Libia, per citarne solo alcuni).
Altro che "Verità per Giulio Regeni": la "verita" immediatamente "preconfezionata" poche ore dopo, se non pochi minuti, o addirittura anche prima del ritrovamento del corpo, che il povero ragazzo sia stato ucciso dai servizi egiziani del cattivissimo Al-Sisi perché sobillava alla rivoluzione i venditori ambulanti cairoti mi sembra, a mio personale giudizio, proprio la meno probabile, ed è, e sarà, quella che più ostacolerà la ricerca della verità effettiva.
Povero ragazzo.

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