sabato 18 aprile 2020

Il palombaro


Quando avevo sette o otto anni, l’Impresa per cui lavorava mio Padre costruiva i pontili a mare di grandi raffinerie siciliane. Nelle vacanze estive spesso mi portava in cantiere ero affascinato dal palombaro sulla cui barca, molto di rado, venni ammesso.

Anzi, ricordo un battibecco tra mio padre e il palombaro, durante il quale mio padre chiese se sott’acqua il palombaro si fosse per caso “schiacciato un pisolino”.
Avrei pensato quindi che, date le circostanze create dall’attuale pandemia dovuta al co-vid19, tutti coloro che in un recentissimo passato sostenevano le tesi del “Principio di precauzione”, “No OGM!”, “No-vax!”, “Per curare certe malattie non servono le case farmaceutiche!” indossassero uno scafandro da palombaro e se ne stessero, date le scarpe di piombo, ben fermi in casa, sino alla eradicazione totale del Co-vid19 dalla faccia della terra, o quantomeno sino a quando non fosse divenuto innocuo .
No, tutti questi sono i primi che smaniano per potersi sbaciucchiare tra amici come faceva Breznev


 e intrupparsi con altre migliaia di persone urlanti in uno stadio di calcio, con relativi sputi contro arbitro e avversari. In casa, a contatto diretto con se stessi, evidentemente non sanno stare.
“Non esiste un cavallo così veloce che ti permetta di scappare da te stesso” recita un proverbio, persiano, se non ricordo male.

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