venerdì 17 aprile 2020

Aministrazione civile e Amministrazione militare

Premessa.
Poichè vedo già nasi arricciati, i Pacifisti, gli  Animalisti, i Veganisti etc. tengano presente che il Tiro a Segno, in tutte le sue forme, sia esso fatto con armi moderne o che si utilizzino armi con le quali fortunatamente non ci si ammazza più da secoli, come l’arco o il giavellotto, sono tutti sport che, a differenza dell'italico pallone, insegnano la modestia a tutti. Addirittura in Giappone il Tiro con l’arco, il 弓道, che non è propriamente uno sport ma è un’Arte marziale, è una delle Arti della “Via”, cioè che conducono al miglioramento di se stessi, come il 茶の湯 (lett. “l’acqua calda per il the” cioè la Cerimonia de the), lo 書道, cioé l’arte della calligrafia ecc. Come scrisse un famoso Maestro di 弓道, Inagaki Genshiro (1911-1995), 9° dan Hanshi: “Non si arriva dal Kyudo allo Zen, come affermano certi libri scritti da Occidentali che non hanno ben compreso lo spirito (kokoro) degli Orientali. Forse, tramite lo Zen, si potrà arrivare al Kyudo”.
Inoltre, il Tiro a Segno e il Tiro con l’Arco sono gli unici sport dove i normoabili competono regolarmente con i diversamente abili. Lo si tenga presente. Fatta la premessa, veniamo a noi.
 
Molti anni fa (metà anni ’80) da giovane ingegnere facevo un po’ di libera professione.
Trascurando il prologo, mi telefona da Roma il Direttore dell’Ufficio Poligoni dell’Unione Italiana di Tiro a Segno, un vecchio Generale del Genio Militare in pensione.
“Ingenere, sono riuscito a trovare un finanziamento per il vostro poligono. Prenda contatto con il Colonnello Tal dei Tali della xxxxxesima Direzione Genio Militare per la stesura del progetto, che dovrà essere redatto secondo le loro specifiche tecniche e amministrative.”
“Certamente, Generale!”
Non poggio neppure il telefono e chiamo direttamente la xxxxxesima Direzione Genio Militare “competente per territorio”.
Il telefono fa uno (uno) squillo.
“xxxxxesima Direzione Genio.”
“Buongiorno. Sono l’ingegner Pincopallo. Dovrei parlare con il Colonnello Tal dei Tali:”
“Glielo passo.”
“Colonnello Tal dei Tali.”
“Buongiorno. Sono l’ingegner Pincopallo. Il Generale Eugenio Galliano mi ha detto di prendere contatti con voi per la stesura del progetto del poligono di XXXX.”

Posso farne il nome, non credo che il Gen. Galliano avrà modo di risentirsi: oggi dovrebbe credo essere ultracentenario. Il Gen. Eugenio Galliano era nipote del più famoso Maggiore Galliano di Macallé, caduto ad Adua.

“Si, il Generale ha telefonato anche a me. Venga domani mattina alle nove.”
Benissimo. Grazie. Buongiorno.” Click.
L’indomani mattina, alle nove meno cinque, sono davanti al piantone.
“Ho un appuntamento con il Colonnello.”
“Venga, l’accompagno.”
“Buongiorno Ingegnere, piacere di conoscerla. Scusi un attimo..” il Colonnello mi fa mentre compone un numero al telefono “...Capitano Squarciamonti, venga da me.”
Due minuti, non di più, e la porta si apre. Il Capitano Squarciamonti sbatte i tacchi e porta la mano al berretto.
“Colonnello...”
“L’ingegner Pincopallo deve fare il progetto del poligono di XXX. Gli dia tutte le informazioni necessarie. Prego, Ingegnere. Quando avete finito tornate da me.”
Il Capitano Squarciamonti mi porta nel suo ufficio e mi consegna tutta la modulistica.
“Ingegnere, vedo che ha già a disposizione la normativa tecnica sull’argomento. Per quanto riguarda quella amministrativa questo è il modulo per il Computo e questo il modulo per la Stima, che Lei dovrà obbligatoriamente utilizzare. L’Elenco prezzi è questo e il Capitolato questo. Se deve utilizzare qualche altra categoria di lavoro dovrà anche redigere le necessarie Analisi dei Prezzi. Ah, mi raccomando, eviti di indicare le frazioni di unità di misura, come nella contabilità civile, i centesimi (allora c’era la lira…) ci complicano solo le cose. Ha bisogno di altre informazioni?”
“No, Capitano, grazie, tutto chiarissimo.”
“Se ha qualche dubbio eventualmente mi chiami. Bene, torniamo dal Colonnello.”
Tempo impiegato per entrambi, quindici minuti.
“Tutto a posto?”
“Si, Colonnello, benissimo.”
“Bene. Vi posso offrire un caffè al Circolo? Andiamo.”
Cinque minuti per un caffè e due convenevoli e prima delle nove e trenta ero fuori dalla Caserma.
Dopo venti giorni il progetto era finito, dopo altri tre giorni approvato e dopo un altro mese o poco più (tempo necessario per le pubblicazioni di legge) i lavori venivano appaltati.

Vediamo adesso le cose dal punto di vista “civile”.
Mi telefona un Amico “Politico”.
“La Giunta ti ha assegnato il progetto Caio Sempronio, prendi contatti con l’Ufficio tecnico.”
Telefono. Il telefono squilla. A vuoto.
Ritelefono. Il telefono squilla. Occupato.
Ritelefono. Il telefono squilla. A vuoto.
Ritelefono. Il telefono squilla. “…. No, il Geom. Arch. Ing. è uscito. Chiami più tardi.”
Ritelefono. Finalmente riesco a beccare il famoso Geom. Arch. Ing.
“Ah, guardi, adesso è già l’una, si ... venga domani verso le undici.”
“Va bene, grazie”.
Verso le undici, dopo aver attraversato chilometri di corridoi deserti, sono di fronte al suo ufficio.
La porta è socchiusa. Busso, ma nessuno mi risponde. Sbircio, dentro sembra non ci sia nessuno.
Mi dispongo ad aspettare.
L’attesa si prolunga. Mi avvicino alla porta. Nessuno dentro. Vedo sulla scrivania un faldone, documenti e disegni aperti, sopra i documenti e i disegni gli occhialini da presbite, il tutto illuminato da una lampada con luce da interrogatorio CIA a Guantanamo.
Mah… vado a prendermi un caffè in un bar vicino.
Ritorno. Non c’è ancora nessuno.
Finalmente, verso le tredici e trenta, il Geom. Arch. Ing. con aria svagata, compare.
“Buongiorno, sono l’ingegner Pincopallo.”
“Ah, si mi scusi... ( perlomeno…) ma ho avuto da fare… venga domani.”
Et de hoc satis.
Altro episodio, più o meno medesimo periodo.
Anche qui, incarico importante da svolgere.
“Si, Lei dovrà svolgere questo incarico secondo le direttive del Geom. Arch. Ing. Barone di Munchausen, che però (era luglio) in questo periodo è in ferie. Telefoni il 27.”
Avverto la famiglia che probabilmente le vacanze dovranno essere ridotte all’osso per la necessità di redigere questo progetto che mi si descrive come urgentissimo.
Il 27 luglio chiamo.
"Buongiorno. Sono... "
“Beh, oggi è giovedì e domani ho un impegno, venga lunedì della prossima settimana, tanto io sono qui, sono appena tornato dalle ferie.”
Il lunedì arrivo.
“No, il Geom. Arch. Ing. Barone di Munchausen non c’è . Ha preso trenta giorni di malattia.”

E ci lamentiamo se, per fare i tamponi in questi tempi di Co-vid19, in certe Case di riposo è dovuto arrivare l’Esercito?
Meno male che l’Esercito, e la Marina, e l’Aviazione, c’erano.
P.S. Da vent’anni non svolgo più libera professione. La mia riserva di pazienza era finita.
Immagine tratta dalla Rete.

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