Un Amico, ormai scomparso da tempo, nel 1944 si trovava su
un treno in Piemonte. Nello stesso scompartimento, davanti a lui, un soldato tedesco.
A un certo punto il milite della Wehrmacht estrae un coltellino dalla tasca,
apre lo zaino da cui toglie fuori un pane di segale, un detestabile
blutwurst e... un minuscolo taglierino di legno che si appoggia sulle
ginocchia: inizia ad affettare il pane, ci spalma sopra il blutwurst e fa colazione.
Alla fine, le briciole vengono accuratamente raccolte dal tagliere e mangiate
anche quelle, nulla si deve sprecare, coltellino pulito, tagliere rimesso al
suo posto.
“Ma quale Sussistenza
italiana”, affermava il mio Amico ridendo, “avrebbe mai pensato di fornire a un soldato italiano, oltre alle
indispensabili “fasce mollettiere”, anche un tagliere in legno “d’ordinanza”?”
In bassa stagione, maggio e settembre, dalle mie parti, una
località di mare su un’isola, compaiono in frotta i motociclisti tedeschi.
Sono dal benzinaio mentre compare una di queste frotte. Tutte
grosse BMW bicilindriche, perfetto equipaggiamento, caschi integrali, tute in cuoio. Ordinatamente si
dispongono in colonna a destra e sinistra della pompa e iniziano a fare
rifornimento: il primo, finito di mettere benzina, si sposta in avanti in
maniera da facilitare le operazioni, si toglie il casco (sui quarant’anni, capelli
brizzolati tagliati corti) estrae da uno sportellino una carta topografica, la
spiega sul sellino ed inizia a consultarla confabulando assieme al suo “vice”.
Finite le operazioni, la carta topografica viene ripiegata e rimessa al
suo posto.
“Schnell!” esclama
il Capo quando tutti hanno finito, rimettendosi il casco e azionando l’accensione.
A me sembra di vedere un’orda di lanzichenecchi redivivi, o
un plotone delle Waffen-SS alla Battaglia di Kursk.
“Qui, non lasciano un
centesimo!” afferma più prosaicamente il benzinaio mentre si allontanano.
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