Esami di Fisica I, primissimi anni ’70. Uno Studente va alla
lavagna. Il Professore confabula sottovoce con l’Assistente e, senza neppure
guardare, dice con tono secco: “Disegni un Ciclo di Carnot”. Mentre il
Professore riprende a confabulare con l’Assistente, lo Studente sembra pensarci
su un pochino e, preso il gesso in mano e dimostrando notevoli capacità di disegno,
meno di Fisica, disegna un cerchio quasi perfetto. Il Professore continua a
confabulare con l’Assistente, dopodiché alza lo sguardo verso la lavagna:
diventa paonazzo e le vene del collo si gonfiano, ma fortunatamente evita l’ictus.
“Me ne disegni un altro” dice con voce strozzata, rimettendosi a confabulare.
Sulla lavagna compare a fianco del primo un altro cerchio ugualmente perfetto. Il
Professore rialza lo sguardo. Quasi scavalcando la cattedra per fare più in
fretta si lancia verso la lavagna e prende il gesso in mano: tra i due cerchi
compare un telaio, un manubrio, un sellino, una catena e due pedivelle “Prenda
questo ciclo e se ne vada!” urla con quanto fiato ha in corpo “questo è, per
quanto mi riguarda, l’unico ciclo che Lei vedrà nella sua vita!!!!!
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