mercoledì 17 agosto 2016

Marce nuziali



Certo: il matrimonio oggi è uno spettacolo, oltreché un notevole business che implica addirittura, per l’organizzazione, la presenza di professionisti specializzati, i “wedding planner”.
Pare che le donne, oggi, pur emancipate, boldrinizzate etc, non possano fare a meno di sposarsi in pompa magna, con abito bianco, bouquet, carrozza con tiro a quattro, viaggio di nozze in Patagonia con puntatina in Antartide.
La figlia di un’amica anni fa  volle fare un matrimonio megagalattico (nonostante la madre fosse piuttosto perplessa circa la durata dell'unione) che costò oltre centocinquantamila euro: dopo sei mesi era infatti già separata.

In Italia sono stati celebrati nel 2013 197.057 matrimoni. Assumendo in via prudenziale una spesa di 25.000 euro/matrimonio si ha la bella cifra di cinque miliardi di euro. Vogliamo mettere: facendo sposare anche gli omosessuali questa cifra aumenterebbe, come minimo, del 25%
E’ così che si manda avanti l’economia!, direbbe Renzi.
E si sta delineando anche il business dei divorzi con le relative “feste”...: la prima coppia omosessuale che si sposò in Spagna, dopo sei mesi, grazie al “divorzio breve”, istituito con la medesima legge, dopo sei mesi era già divorziata.
Come mi disse una valentissima psicologa e psichiatra, di sinistra, figlia di un parlamentare di sinistra, che da ragazza mangiò pane e legge per il divorzio, ma certo non imputabile di indossare paraocchi ideologici: “Tutti pensano che gli omosessuali vogliano il matrimonio per convincere gli altri della propria normalità. Non è vero, gli omosessuali vogliono il matrimonio per convincere soprattutto se stessi. Andrebbero curati, ovviamente non per farli diventare etero, ma perché accettino con più serenità la loro condizione”.

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