Non voglio certo
con questo titolo millantare titoli accademici e conoscenze che non mi
competono, per carità, ma vorrei solo far notare come, di fronte alla medesima
situazione, un occidentale ed un islamico metteranno in atto processi mentali
del tutto diversi, che porteranno necessariamente a diversi comportamenti e a diversi
risultati, ma la medesima cosa si potrebbe dire per un indiano, o anche per un
modernizzatissimo e tecnologicissimo giapponese. L’errore compiuto dagli
occidentali è stato proprio quello di pensare che gli islamici, apparentemente modernizzati
e vestiti all’occidentale, potessero essere considerati come una sorta di europei
che bizzarramente professavano un’altra religione: “Women are not female men” * ebbe una volta a dirmi un amico inglese.
E non sto parlando di terroristi, la cui mentalità è diversa ancora, ma di
persone che, come disse una volta il Vescovo cattolico di Tripoli, “professano in maniera esemplare le virtù
teologali di Fede, Speranza e Carità, anche se seguono la legge di un
capopopolo che non fu mai un profeta.”
Emblematico
l’episodio citato nel primo di questi miei articoletti: il vecchio sergente
delle truppe libiche, “medaglia di
bronzso”, che tranquillamente se ne va a piedi nel deserto a pregare sulla
tomba del famoso marbut. Quando
ariverà? Domani, forse dopodomani, ma solo se Allah lo vorrà. Vuole un
passaggio? No, vado a piedi. Ma non secondo la nostra mentalità cattolica per
espiare con la fatica, il disagio e la scomodità chissà quale peccato commesso
e “fare penitenza”, ma semplicemente perché il tempo, per lui, non ha nessuna
importanza e, quanto ai disagi, c’è talmente abituato e si accontenta di
talmente poco che questa vita per lui è una vita da re. Non c’è forse saggezza
in questo atteggiamento?
Interessante
notare come anche gli europei che risiedono per lunghissimo tempo in certi
paesi lentamente modifichino la loro mentalità, tanto da far si che i
britannici guardassero con molto sospetto i “coloniali” che rientravano in madrepatria dopo una vita passata in
India o in Egitto, che accusavano di aver sviluppato un atteggiamento
inammissibilmente “lax and indulgent”**
e che, dopo decine dìanni passati in Colonia, difficilmente riuscivano a riintegrarsi
sul territorio metropolitano. Per evitarlo, i Britannici usavano “to dress for dinner” *** anche in mezzo
alla giungla....
Risulta quindi
difficilissimo per un islamico adattarsi non solo ai processi mentali
“progettuali” tipici della nostra mentalità occidentale ma un islamico che viva
nei nostri paesi viene sottoposto a “prove d sforzo” tali da metterne a dura
prova la resistenza psichica, se vuole continuare a dichiararsi mussulmano.
Nei mesi scorsi
fu nostro ospite Moustafà, un simpatico ragazzo di vent’anni nato in Sud-Africa
da padre italiano e da madre indiana di religione islamica. Anche il padre si
era convertito all’Islam e, come tutti i convertiti, ci venne detto (dalla
sorella, zia di Moustafà), che professava la nuova religione con una
partecipazione che rasentava il fanatismo. Moustafà, discreto e gentile, si era
trasferito da pochi mesi nel Veneto, dove faceva l’insegnante di inglese: “Io non potrò che sposare una vergine, e
anch’io mi dovrò sposare vergine” ebbe a dirmi.
Figuriamoci: un
bel ragazzo, con tratti somatici italo-indiani, nel liberale Veneto, avrà serie
difficoltà, immagino, per l’una e per l’altra cosa...
E i “vu cumprà” che passeggiano sulle
spiagge tra femmine pressoché completamente nude, mentre nel loro paese un
uomo, per scoprire se una donna adulta ha, o no, le gambe, deve prima sposarsi?
Ci sono
sicuramente altre ragioni, ma mi viene fatto di pensare che gli attentati
terroristici in Europa e la ferocia bestiale delle esecuzioni di massa
dell’Isis, o come si chiama oggi, tendano principalmente a suscitare una tale
reazione di ribrezzo, repulsione e odio da parte degli occidentali tali da
indurli a chiudere le frontiere e a fare in modo da separare nettamente le due
comunità. Gli islamici sanno che il nostro modo di vivere risulta
straordinariamente attraente, e che la religione non può resistere a certi
colpi inferti dalla modernità: basta guardare cosa era la cattolicissima Italia
sessanta o settanta anni fa e cosa è oggi. Certo gli ultimi Papi sanno
perfettamente come riempire le piazze, ma di certo per riempire le piazze si sono
svuotate le chiese.
Anni fa ebbi
modo di avere interessanti discussioni con due o tre amici di religione ebraica.
Poiché erano persone straordinariamente intelligenti, mi permisi di chiedere,
in maniera abbastanza provocatoria, se non ritenessero che, storicamente, una
certa dose di antisemitismo (non sto parlando della Shoah, che fu orridamente
altra cosa, ovviamente) non fosse stata in qualche modo accettata dai capi
della loro comunità come mezzo per tenere il più possibile unito “il Popolo
Eletto”. Non mi risposero in maniera assolutamente negativa. Una delle ragioni
degli attentati terroristici (ma, ribadisco, non la sola) potrebbe essere
questa.
Non per nulla è
infatti l’industria del turismo uno degli attentati preferiti dai
fondamentalisti. I francesi, con la loro
franciosa natura, come bene diceva il nostro Benvenuto e la loro grandeur, non sopportavano il fatto che
fossero gli americani ad aver costruito il più grande jet di linea, il Boeing
747, e iniziarono a lavorare, nel 1988, su un gigante da ottocento posti,
l’Airbus 380. “Non costruitelo”
dissero gli americani “darà problemi di
sicurezza negli aeroporti e in futuro non ci sarà bisogno di un velivolo del
genere per il turismo.” Evidentemente gli americani avevano visto giusto:
oggi gli A-380, flop commerciale, servono soprattutto per portare pellegrini
islamici alla Mecca, che possono così essere insigniti del titolo di “Haji” (pellegrino) e acquistano il
diritto di portare la barba a collare.
Ma chi a altri
ha interesse ad una netta suddivisione tra Occidente e Islam? E chi, invece non
ha alcun interesse a questa suddivisione?
* - Gioco di parole quasi
intraducibile in italiano: le donne non sono uomini-femmina.
** - Lassista e permissivo.
* -Vestirsi con l’abito da sera
(quello che noi chiamiamo smoking e i
britannici dinner-jacket) per andare
a cena.
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