venerdì 4 luglio 2014

Mentalità

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Chi ha scritto queste righe non può certo essere accusato di razzismo o colonialismo: è  Ryszard Kapuściński, in “Ebano” pag. 196:
“Ne parliamo dettagliatamente un giorno con A., un vecchio Inglese residente qui da molti anni. E cioè: la forza dell’Europa e della sua cultura, al contrario di molte altre culture, risiede soprattutto nella sua capacità critica e soprattutto autocritica, nella sua arte di indagare e analizzare, nelle sue continue ricerche, nella sua inquietudine. La mentalità europea riconosce di avere dei limiti, accetta la sua imperfezione, è scettica, dubbiosa, si pone interrogativi. Le altre culture sono prive di questo spirito critico. Anzi, tendono alla boria, a considerare perfetto tutto ciò che è loro, sono acritiche nei propri confronti. Attribuiscono la colpa di tutto esclusivamente agli altri, a forze estranee (congiure, agenti, dominazioni straniere sotto varie forme). Interpretano ogni critica come un attacco malevolo, come un segno di discriminazione, di razzismo. I rappresentanti di queste culture considerano la critica come un’offesa personale, come un tentativo deliberato di umiliarli, perfino come un modo di infierire. A dir loro che la città è sporca, reagiscono neanche avessimo detto che sono sporchi loro stessi, che hanno le orecchie, il collo, le unghie nere. Invece di sviluppare lo spirito critico, sono impastati di rancori, di complessi, di invidie, di insofferenze, di permalosità, di manie. Ciò li rende culturalmente, strutturalmente incapaci di progredire, di creare in sé una volontà di trasformazione e di sviluppo.”

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