Chi ha scritto queste righe non può certo essere accusato di
razzismo o colonialismo: è Ryszard Kapuściński, in “Ebano” pag. 196:
“Ne parliamo dettagliatamente un giorno con A., un vecchio Inglese
residente qui da molti anni. E cioè: la forza dell’Europa e della sua cultura,
al contrario di molte altre culture, risiede soprattutto nella sua capacità critica
e soprattutto autocritica, nella sua arte di indagare e analizzare, nelle sue
continue ricerche, nella sua inquietudine. La mentalità europea riconosce di
avere dei limiti, accetta la sua imperfezione, è scettica, dubbiosa, si pone
interrogativi. Le altre culture sono prive di questo spirito critico. Anzi,
tendono alla boria, a considerare perfetto tutto ciò che è loro, sono acritiche
nei propri confronti. Attribuiscono la colpa di tutto esclusivamente agli
altri, a forze estranee (congiure, agenti, dominazioni straniere sotto varie
forme). Interpretano ogni critica come un attacco malevolo, come un segno di
discriminazione, di razzismo. I rappresentanti di queste culture considerano la
critica come un’offesa personale, come un tentativo deliberato di umiliarli,
perfino come un modo di infierire. A dir loro che la città è sporca, reagiscono
neanche avessimo detto che sono sporchi loro stessi, che hanno le orecchie, il
collo, le unghie nere. Invece di sviluppare lo spirito critico, sono impastati
di rancori, di complessi, di invidie, di insofferenze, di permalosità, di
manie. Ciò li rende culturalmente, strutturalmente incapaci di progredire, di
creare in sé una volontà di trasformazione e di sviluppo.”
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