Per ventidue anni mio Padre è stato il General Manager di
una importante Impresa di Costruzioni nella c.d. “quarta sponda”, “scatolone di
sabbia”, etc.
Il Proprietario era un ricchissimo locale, tutto il Management e la mano d’opera
specializzata italiana, la manovalanza composta di thailandesi. Nessun altro locale
oltre al proprietario.
Un bel dì uno dei dipendenti viene raggiunto dalla eccitatissima
giovane Moglie, alla quale non sembra vero di trovarsi in un posto del tipo “Il tè nel deserto”.
L’ambiente è piccolo,
le voci girano.
Mio Padre convoca il Dipendente e la di Lui Signora.
“Signora, eviti di dare
confidenza ai locali, non vada nel souk da sola e soprattutto non ci vada
vestita in questo modo, men che meno con i pantaloni...”
“Lei è un fascista!!!!”
lo investe l’Esimia “Lei non capisce
niente!!!! Loro sono esattamente come noi!!!! Io sono maggiorenne e lei non mi
deve dire cosa posso o non posso fare!!!!!” e seguita per cinque minuti con
simili amenità.
“Signora, io quello
che le dovevo dire gliel’ ho detto. Faccia quello che crede. Cerchi di non
creare delle grane.”
Naturalmente, dopo qualche giorno succede quello che doveva
succedere.
“Embé?” dirà
qualcuno “queste cose anche in Italia
succedono tutti i giorni”.
Si, purtroppo, lo so benissimo anche io. Ma la cosa interessante
è successa dopo.
Quando la Signora piangente, accompagnata dal maritino, si è
recata al posto di Polizia per sporgere denuncia, è stata accolta esattamente
con queste parole dal Sergente di guardia:
“Ahh, ti è successo
questo? Ed eri vestita così?”
“Siiii....”
ammette la Signora tra le lacrime.
“Allora vattene via
subito e ringrazia che non ti mettiamo dentro per prostituzione.”
Sic.
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