sabato 19 aprile 2025

Il “fentanyl”

  

Una dose letale di fentanyl

Ben oltre trent’anni fa conobbi un Industriale del Nord Italia dal quale ebbi alcuni incarichi professionali.

“Domani devo andare per lavoro a Phiiladelphia..” ebbe a dirmi una volta. “..una città pessima. Negli S.U. gira la storiella dei premi di una lotteria: primo premio una settimana a Phiiladelphia, secondo premio due settimane, terzo premio tre settimane a Phiiladelphia.”

Da alora ad oggi, le cose a quanto pare, non sono cambiate in meglio.

https://youtu.be/SJDMR1-zCYM?si=LyCHdKrMuPPSbxd4

 

Naturalmente non tutti i quartieri degli S.U. sono come quello descritto nel filmato, perlomento quelli dove il reddito degli abitanti permette l’utilizzo di vigilantes che guardano con sospetto chiunque non sia conosciuto: si legga, ad esempio, “Il pianeta di Mr. Sammler”, del Nobel per la letteratura del 1976 Saul Bellow,che mostra come il problema venga da molto lontano.

Questo fa parte del sistama: benché la California spenda ogni anno 50.00 $ all’anno per ogni homeless, che non è una cifra piccola se sei considera che questo è lo stipendio annuale di una commessa o di un operaio con una bassa qualifica, ma negli S.U. se qualcuno vuole drogarsi non può essere costretto con la forza a smettere, per cui la Polizia cerca di “contenere” il fenomeno entro limiti “geografici” relativamente ristretti, ma che sono comunque in costante e rapido aumento.

Non so se qualcuno ha notato la scritta al neon sulla vetrina del negozio il cui proprietario è stato intervistato.

“We buy gold” c’è scritto.

Che provenienza avrà questo “gold”? E a quanto verrà pagato a un poveraccio in crisi di astinenza?

Ecco perché il proprietario di quel negozio e inoltre, a sua dire, di una bellissima casa distante da lì, da quel quartiere non se ne vorrà mai andare.

Ma se si pensa che la situazione, in alcuni Stati degli S.U. , in temini numerici assoluti, è ancora più grave si può immaginare il pericolo che corre l’Occidente e di conseguenza il Mondo.

Ma in Italia c’è chi ha vivamante protestato perché è stata vietata la libera vendita di alcune sostanze con effetti, a dir loro, “ricreativi”...

giovedì 17 aprile 2025

Elegia americana


    " (Mio nonno) Era corso alla macchian e aveva preso una 44 Magnum per sé e una 38 Special per la nonna." Cap. 7 , pag. 111 (Ed. Kindle).

Certo, 38 Special, calibro più adatto ad una signora....

 Non che io apprezzi e tantomeno condivida certe recenti esternazioni del vice-Presidente americano, questo sia chiaro da subito ma, proprio per questo, mi sto affrettando a leggere questo libro.

    Gli europei, da sempre, hanno l’idea che gli americani ( indendendo con questo termine i cittadini U.S.A.) abbiano un modo di pensare più o meno simile a quello degli europei, e quindi applicano agli avvenimenti U.S.A. sistemi logici che si rivelano spesso completamente sbagliati, soprattutto perché partono da basi di conoscenza inesatte, spesso fomentate dalla propaganda “europeistica” che ci vuole far credere che noi europei viviamo nel migliore dei mondi posibili.

    Niente di più errato: la “Weltanschauung” di un americano è diversa da quella di un europeo quanto quella di un indiano o di un abitatnte delle Samoa, o anche di più, se possibile.

    Questo libro mostra quanto alcuni degli stereopiti con i quali noi europei pensiamo agli U.S.A. siano falsi: il fatto che gli europei pensano che negli U.S.A. non esista un welfare, ad esempio, cosa completamente sbagliata, e che ha creato addirittura un nuovo termine, quello di “welfare queen” ossia persone, in genere donne, che hanno scoperto che campicchiare di assistenza pubblica è molto meno faticoso e stressante che cercarsi un lavoro.

    Sono d’accordo con quanto scritto da alcuni recensori: per chi vuole veramente capire gli S.U. trumpiani questo libro è indispensabile e mi spiega il fatto della nomina dell’Autore alla vice-Presidenza, anche se non sono d’accordo sul fatto che questi fatti siano poco noti: sono notissimi a chi non guarda con lenti ideologiche.

    Sto finendo di leggerlo e mi riservo qualche ulteriore commento dopo una rilettura.

Elegia americana di J.D. Vance (Autore), Roberto Merlini (Traduttore), Ed Garzanti.



giovedì 10 aprile 2025

The remains of the day


Autocarri amricani forniti in base alla Legge "Lend&Lease" all'Armata Rossa, Mosca 1944.

Spesso i film non sono alla stezza altezza del libro da cui è stata tratta la loro sceneggiatura: una delle poche eccezioni che, a mio modestissimo parere, confermano la regola è ”The remains of the day”, libro scritto da Kazuo Ishiguro e film diretto da James Ivory.

Trascurando la storia principale, al film fa da sfondo una conferenza internazionale organizzata dal ricchissimo Lord proprietario di una splendida magione britannica, con lo scopo di aiutare la Germania nel difficilissimo periodo del Primo dopoguerra, penalizzata, a dire del Lord organizzatore, da condizioni imposte dai vincitori troppo pesanti.

Dopo la sontuosa ed elegantissima cena, i delegati prendono la parola. Ad un certo punto si alza il giovane Delegato statunitense, che che afferma la futilità di questa iniziativa perché, afferma, “…certe cose occorre lasciare fare ai professionisti, e non a dilettanti, per quanto benintenzionati.” Gelo dei presenti.

L’attuale Presidente degli S.U., dilettante allo sbaraglio, evidentemente non ha visto il film, tantomeno letto il romanzo, e quindi non può averne tratto nessun insegnamento: lungi da me qualsiasi intenzione di difenderlo per il caos che ha creato nel mondo in questi giorni.

Ma ci sono ragioni per comprendere alcune delle sue sgangherate mosse, a parte il riequilibrio della bilancia dei pagamenti U.S.A.

Gli S.U. vinsero la IIa G.M. dato lo strapotere del loro sistema industriale, talmente potente da potersi permettere di armare non solo le loro FF.AA, ma di armare e di nutrire, se non integralmente perlomeno in maniera sostanziale, un immenso Esercito come l’Armata Rossa, attraverso la legge “Lend&Lease”.

Senza sminuire il contributo dato dall’Armata Rossa al Secondo Conflitto Mondiale, senza la legge “Lend &Lease”, sulla quale sono state scritte migliaia di pagine, e quindi senza le decine di migliaia di autocarri Chevrolet e Studebaker, le locomotive, gli aeroplani ed il loro carburante, le radio ricetrasmittenti, il munizionamento perforante, i radar, il grano e la farina, le Liberty ships che trasportavano il tutto, la Wehrmacht sarebbe arrivata a Vladivostock in pochi mesi.

Naturalmente, per ovvie ragioni propagandistiche, l’Unione Sovietica negò sempre in tutti i modi l’apporto logistico dato dagli S.U. e, durante tutta la guerra, ma soprattutto dopo, ben si guardò da diffondere fotografie dove veniva mostrato equipaggiamento di produzione non sovietica.

Come è sempre stato, le guerre sono state vinte da chi ha messo di fronte all’avversario non solo truppe più numerose, ma meglio organizzate logisticamente: vedi guerra italian in Libia, 1940.

“Amateurs think strategy, professionals think logistics” affermava il Generale statunitense Omar Bradley.

Qundi, per poter vincere una guerra, c’è bisogno di un retroterra industiale enorme.

Esattamente come in qualsiasi cantiere per la costruzione di un qualcosa, sia esso un ponte o una nave, se si mettono due persone a dirigerlo, questo cantiere andrà sicuramente in perdita, occorre a questo punto ricondare il postulato fondamentale della c.d. “Globalizzazione”: quest’ultima può avvenire può avvenire solamente in presenza di una sola Nazione che faccia da “gendarme”.

L’attuale Presidente benissimo si è reso conto che senza una base industriale forte gli S.U. non potranno più adempiere al loro compito e quindi, agendo con la delicatezza di un elefante in una cristalleria, sta tentando di ricrearla: di certo fare una guerra alla Cina equipaggiando i soldati con visori notturni ”Made in P.R.C.” potrebbe essere una contraddizione in termini.

Questo discorso non è di certo nuovo: fu l’amatissimo dagli europei Presidente Obama a iniziarlo.

Quando il Presidente Obama consegnò a Matchionne le chiavi della Chrysler, durante i discorsi di circostanza fece una osservazione nettisima: “… sarà indispensabile che queste auto americane siano prodotte con acciaio americano…”

E che cosa è questo, se non l’anticipazione di quello che Trump sta facendo adesso?

A questo si aggiunge inoltre la profonda crisi morale e sociale che atraversa gli S.U.: il “fentanyl” sta distruggendo la gioventù americana,

https://youtu.be/1xik2yV9bWY?si=Ug_xc0AZUm5aY_M1

tanto che le FF.AA. U.S.A. non riescono più a coprire gli arruolamenti, nonostante i miglioramenti salariali e di condizioni di vita offerti in questi anni.

La finiremo come afferma l’incipit del famoso libretto di von Clausewitz?

Speriamo di no….

mercoledì 26 marzo 2025

Terrifyng...

 

Le intercettazioni “casuali” (casuali? mah…) tra due dei due maggiori Responsabili politici delle FF.AA. statunitensi (il Vicepresidente, un ex-militare!, e il Segretario alla Difesa) lasciano allibiti.

Gli “scoccia” difendere il commercio marittimo europeo? Ma non si rendono conto che stanno difendendo (e controllando...) innanzitutto il commercio dei loro principali alleati, vale a dire Arabia Saudita e Paesi del Golfo? E che la difesa degli S.U. è molto meglio farla in Europa piuttosto che farla a casa loro?

Gli S.U. hanno fatto le due Guerre mondiali con due scopi precisi; la prima per far diventare l'Atlantico un lago americano, e la Seconda per completare l'opera e perché lo diventasse il Pacifico. Possibile che adesso vogliano rinunciarci?

Da che mondo è mondo tutti gli “Imperi” hanno sempre cercato di portare le proprie truppe il più distante possibile dalla Madrepatria, in maniera da evitare l’incomodo di fare una guerra a casa propria e mai un “Impero”, se non in fase di completa marcescenza politica, morale ed economica, ha mai riportato a casa le proprie truppe perché “costavano troppo”.

C’è da restare basiti rispetto a queste dichiarazioni.
Ma queste intercettazioni, saltate fuori “per caso”, che dimostrano in maniera lampante la pochezza dell’attuale classe dirigente americana, significano probabilmente che negli S.U. qualcuno che ancora ragiona, e che ragiona soprattutto per il benessere degli interessi statunitensi, c’è.

Non che l'Europa, a modesto parere del sottoscritto, non abbia le sue pecche, gravi!, più volte evidenziate in questo blog, e di questo si parlerà in altra sede.