…si
è fatto “fregare”.
Qualche
giorno fa un caro Amico italo-americano è venuto a trovarci e ovviamente non ho
mancato l’occasione per intervistarlo sulle elezioni presidenziali statunitensi
che, mai come in questo caso, sono straordinariamente importanti non solo per
gli U.S. ma per il mondo intero.
Ovviamente la mia è una sintesi, spero la più possibile fedele.
“Con Trump la benzina costava la metà” ha iniziato a dirmi “ma l’amministrazione Biden, in ossequio alle teorie ecologiste, ha
tagliato drasticamente l’estrazione del petrolio americano, con il risultato
che non solo la benzina, ma anche i generi alimentari, il cui prezzo dipende
dal petrolio quindi e l’inflazione sono schizzati alle stelle” ha iniziato. “Questo ha fatto si che diversi paesi, tra
i quali la Russia, colmassero i vuoti di produzione e l’incremento del prezzo
del petrolio ha dato a Putin, assieme alla figuraccia rimediata in Afghanistan,
un “tesoretto” con il quale finanziare la guerra in Ucraina.”
“Chi gestisce realmente non solo la campagna
elettorale, ma tutta la politica democratica ‘from the basement’, dalla
cantina, è Obama, al quale Biden sta cordialmente “antipatico”, visto che nelle
elezioni del 2017 gli preferì la Clinton, con i risultati che si videro: ma
come far fuori Biden, senza sconfessare del tutto i suoi quattro anni di
presidenza?
Obama è una persona molto furba e sfruttò al meglio uno dei difetti di Trump,
vale a dire l’impulsività e la sua propensione a “gettare il cuore oltre l’ostacolo”.
In genere i dibattiti tra i candidati
Presidenti avevvenivano ben dopo la “nomination” dei candidati alla Presidenza,
quindi immediatamente a ridosso delle votazioni.
Venne invece lanciata l’idea di un dibattito molto prima delle elezioni,
addirittura a giugno, e Trump immediatamente abboccò all’amo: Biden fece la
figura che fece e quindi, per “motivi di salute”, Biden venne “convinto” a fare
un passo indietro dal suo stesso partito.
Fosse rimasto Biden come Candidato, Trump
avrebbe vinto a mani basse: adesso le possibilità sono fifty-fifty” ha proseguito.
“ Se poi si aggiunge che Trump èun
pessimo oratore, non certo in grado di utilizzare con finezza le argomentazioni
verbali di un politico navigato come Obama, in grado di parlare per ore senza
dire nulla…”
“..come De Mita! Ti ricordi di De Mita?” ho interloquito, sapendo che il nostro Amico proviene
da una cittadina a poche decine di km dalla terra natale del famoso uomo
politico democistiano.
“…e certo che mi ricordo!”
(Il
nostro Amico si trasferì con la famiglia negli S.U. a metà degli anni ’60, e l’uomo
politico in parola era potentissimo anche allora).
“Ah, questi italiani…” ha esclamato la Moglie che stava seguendo i nostri
discorsi “nessun popolo al mondo parla
così tanto di politica…”
“Trump è stato un ottimo Presidente.” ha affermato“ “Due
mesi dopo la sua elezione convocò qualcuno molto vicino a ‘certe alte sfere
mediorientali’. Entrò nel salotto dove si doveva tenere la riunione e tirò
fuori una piccola fotografia dal taschino dicendo ‘questa è casa sua. Io so
dove Lei abita’ disse tendendola al suo interlocutore. Dopodiché dell’ISIS non
se ne sentì più parlare. Scomparso Obama, scomparso l’ISIS e le sue teste
mozzate”.
“Un altro fatto mi ha scandalizzato e mi
ha convinto ancora di più a votare per Trump...” ha proseguito. “In
un discorso televisivo ho sentito personalmente Biden pronunciare esattamente
queste parole ‘È nostro intendimento evitare l’elezione alla Presidenza di
Donald Trump, by any possible mean”. Capisci? By any possible mean! Si può
capie che Biden fosse rimbambito e queste parole gli siano scappate di bocca, e
non credo che dietro la pallottola destinata a Trump ci sia stato un complotto
vero e proprio, ma comunque tutto il fatto mi ha lascia molto perplesso.”
“Ho l’impressione che la plitica
americana, come pure quella britannica, abbia negli ultimi quarant’anni subito
un cambiamento radicale” mi è venuto
da dire “… prima in questi due Paesi,
famosi per il loro bipolarismo, le elezioni venivano vinte al centro, con
spostamenti elettorali causati da persone non identitariamente collocate che si
sentivano libere di spostarsi da una parte o dall’altra: oggi avviene il
contrario, con le ali estreme, libertarians da una parte e radicals dall’altra,
che condizionano pesantemente le posizioni dei candidati…”
“Si, hai centrato la questione…” ha confermato, devo dire immodestamente con non poca
soddisfazione da parte mia “queste ali
estreme al giorno d’oggi sono indispensabili non tanto per vincere, quanto per
non perdere, e sta qui la loro importanza…”.
“La cultura WOKE sta cancellando la
cultura tradizionale americana…” ha
proseguito “In particolare l’idea di
Obama e del suo gruppo è apertamente quella di “aumentare la pigmentazione
della pelle” dei cittadini statunitensi, da qui l’immigrazione incontrollata.
Negli Stati Uniti di oggi non è possibile
trattare certi argomenti neppure nei termini di una totale politically
correctness: non se ne può parlare per niente, né sui giornali né sulle
televisioni.
Se si considera poi che se un ‘diversamente
bianco’ va in un supermercato e si appropria di beni per un massimo di 999,99 $
il fatto non viene considerato in molti Stati liberal neppure come un reato ma
come un giusto risarcimento per le sofferenze patite in passato, mentre se qualcuno
difende la sua proprietà privata oggi corre serissimi rischi di passare la vita
in galera, questo dà una precisa idea di come stanno finendo gli Stati Uniti.
Una coppia di nostri cari amici, lui
ebreo russo, lei ebrea ucraina, sta pensando seriamente di ritrasferirsi in
Israele. ‘Non ci sentiamo più sicuri qui’ mi hanno detto.”
Figuriamoci.
Putin e Xi Jinping non dovranno sforzarsi molto: basterà loro, asiaticamante,
sedersi sulla riva del fiume e attendere.