Autocarri amricani forniti in base alla Legge "Lend&Lease" all'Armata Rossa, Mosca 1944.
Spesso i film non sono alla stezza altezza del libro da cui è stata tratta la loro sceneggiatura: una delle poche eccezioni che, a mio modestissimo parere, confermano la regola è ”The remains of the day”, libro scritto da Kazuo Ishiguro e film diretto da James Ivory.
Trascurando la storia principale, al film fa da sfondo una conferenza internazionale organizzata dal ricchissimo Lord proprietario di una splendida magione britannica, con lo scopo di aiutare la Germania nel difficilissimo periodo del Primo dopoguerra, penalizzata, a dire del Lord organizzatore, da condizioni imposte dai vincitori troppo pesanti.
Dopo la sontuosa ed elegantissima cena, i delegati prendono la parola. Ad un certo punto si alza il giovane Delegato statunitense, che che afferma la futilità di questa iniziativa perché, afferma, “…certe cose occorre lasciare fare ai professionisti, e non a dilettanti, per quanto benintenzionati.” Gelo dei presenti.
L’attuale Presidente degli S.U., dilettante allo sbaraglio, evidentemente non ha visto il film, tantomeno letto il romanzo, e quindi non può averne tratto nessun insegnamento: lungi da me qualsiasi intenzione di difenderlo per il caos che ha creato nel mondo in questi giorni.
Ma ci sono ragioni per comprendere alcune delle sue sgangherate mosse, a parte il riequilibrio della bilancia dei pagamenti U.S.A.
Gli S.U. vinsero la IIa G.M. dato lo strapotere del loro sistema industriale, talmente potente da potersi permettere di armare non solo le loro FF.AA, ma di armare e di nutrire, se non integralmente perlomeno in maniera sostanziale, un immenso Esercito come l’Armata Rossa, attraverso la legge “Lend&Lease”.
Senza sminuire il contributo dato dall’Armata Rossa al Secondo Conflitto Mondiale, senza la legge “Lend &Lease”, sulla quale sono state scritte migliaia di pagine, e quindi senza le decine di migliaia di autocarri Chevrolet e Studebaker, le locomotive, gli aeroplani ed il loro carburante, le radio ricetrasmittenti, il munizionamento perforante, i radar, il grano e la farina, le Liberty ships che trasportavano il tutto, la Wehrmacht sarebbe arrivata a Vladivostock in pochi mesi.
Naturalmente, per ovvie ragioni propagandistiche, l’Unione Sovietica negò sempre in tutti i modi l’apporto logistico dato dagli S.U. e, durante tutta la guerra, ma soprattutto dopo, ben si guardò da diffondere fotografie dove veniva mostrato equipaggiamento di produzione non sovietica.
Come è sempre stato, le guerre sono state vinte da chi ha messo di fronte all’avversario non solo truppe più numerose, ma meglio organizzate logisticamente: vedi guerra italian in Libia, 1940.
“Amateurs think strategy, professionals think logistics” affermava il Generale statunitense Omar Bradley.
Qundi, per poter vincere una guerra, c’è bisogno di un retroterra industiale enorme.
Esattamente come in qualsiasi cantiere per la costruzione di un qualcosa, sia esso un ponte o una nave, se si mettono due persone a dirigerlo, questo cantiere andrà sicuramente in perdita, occorre a questo punto ricondare il postulato fondamentale della c.d. “Globalizzazione”: quest’ultima può avvenire può avvenire solamente in presenza di una sola Nazione che faccia da “gendarme”.
L’attuale Presidente benissimo si è reso conto che senza una base industriale forte gli S.U. non potranno più adempiere al loro compito e quindi, agendo con la delicatezza di un elefante in una cristalleria, sta tentando di ricrearla: di certo fare una guerra alla Cina equipaggiando i soldati con visori notturni ”Made in P.R.C.” potrebbe essere una contraddizione in termini.
Questo discorso non è di certo nuovo: fu l’amatissimo dagli europei Presidente Obama a iniziarlo.
Quando il Presidente Obama consegnò a Matchionne le chiavi della Chrysler, durante i discorsi di circostanza fece una osservazione nettisima: “… sarà indispensabile che queste auto americane siano prodotte con acciaio americano…”
E che cosa è questo, se non l’anticipazione di quello che Trump sta facendo adesso?
A questo si aggiunge inoltre la profonda crisi morale e sociale che atraversa gli S.U.: il “fentanyl” sta distruggendo la gioventù americana,
https://youtu.be/1xik2yV9bWY?si=Ug_xc0AZUm5aY_M1
tanto che le FF.AA. U.S.A. non riescono più a coprire gli arruolamenti, nonostante i miglioramenti salariali e di condizioni di vita offerti in questi anni.
La finiremo come afferma l’incipit del famoso libretto di von Clausewitz?
Speriamo di no….
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