Le banche, 2

 

Ripeto, ma come fano le banche oggi ad essere semprte sull’orlo del fallimento?

Uno dei meccanismi im grado di provocare tremori e batticuore a chi ha investito in azioni bancarie, meccanismo piuttosto semplice ma che richiede raffinati metodi di attuazione, potrebbe essere il seguente.

Un c.d. “imprenditore” provvede all’ideazione di un investimento, generalmente di tipo immobiliare, per cui si fa dare tutte le autorizzazioni e permessi che oggi sono indispensabili anche per mettere su un terreno la cuccia del cane da guardia, dopodiché si reca in una banca per farsi dare i soldi.

La banca, dato i denari che presta sono teoricamente garantiti dal “mattone”, li concede senza fare grandi difficoltà, anzi...

Ma questi denari, anziché andare immediamente a finire nel mattone a cui sono destinati, attravrerso complicati giochi finanziari compiono lunghi giri, tra cui uno dei più importanti è quello che li fa passare per la Borsa, con i rischi che questo può generare.

E il rischio chi se lo prende?

Da una parte gli investitori delle banche, e dall’altro i subappaltatori, che sono quelli che si occupano realmente della costruzione degli immobili.

La redditività dell’investimento è sempre molto sovrastimata e, anche nella fortunata ipotesi che l’investimento immobiliare venga portato a termine e i subappaltatori vengano pagati, gli immobili rimangono invenduti perché iscritti nel bilancio a prezzi fuori mercato, e non si può vendere a 50 quello che a bilancio è valutato 100.

Quanti immobili invendibili hanno in pancia oggi le banche? 

E non si creda che questo accada solo nel decadente e corrotto Occidente: si veda la bolla immobiliare cinese, ad esempio.

Inutile dire quanto una nebbiosa commistione tra banche “retail” e banche “merchant” possa facilitare queste operazioni, che si rinnovano ciclicamente nel tempo.

Domanda: è possibile che ciò avvenga all’insaputa dei massimi vertici degli istituti bancari?
Ah, saperlo...

 

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