A caldo, la lettura del romanzo appena iniziata ("solo" 26 capitoli...) qualche considerazione su un'opera fondamentale del mio scrittore preferito.
È mia idea purtroppo che per Vasilij Grossman (Berdyčiv, 12 dicembre 1905 – Mosca, 14 settembre 1964), da una parte sia in atto una specie di sotteranea “damnatio memoriae”, essendo inviso sia a Destra, perché mostra gli orrori del nazifascismo, sia a Sinistra perche mostra i crimini e le inefficienze del comunismo, sia al Centro, perché chiaramente ci fa vedere che da un certo “buonismo”, oggi così di moda, possono nascere le peggiori nefandezze, dall’altra la difficoltà della sua lettura, che necessita di notevoli conoscenze storiche e di molto impegno (900 pag.), non invoglia probabilmente gli editori alla sua pubblicazione, per cui non è attualmente disponibile nessuna traduzione italiana.
Fortunatamente è disponibile una edizione in inglese.
Ci sono notevoli eccezioni naturalmente, come la nota conduttrice radiofonica Gabriella Caramore, o il giornalista Gianni Riotta.
Avrei voluto leggere "Stalingrad" prima di “Vita e destino” in quanto può esserne sicuramente
considerato la prima parte: certi personaggi, che appaiono in “Vita e destino”
pressoché all’improvviso, creando nel lettore qualche sconcerto, hanno invece in
“Stalingrad”, tutta la loro definizione, diciamo propedeutica, come ad esempio la compiuta spiegazione dei complessi rapporti di parentela della famglia Šapošnikov.
Libro con il quale Grossman, grande corrispondente di guerra, ambiva a crearsi una definitiva consacrazione tra gli scrittori russi, ma che fu osteggiato al suo apparire perché mostrava la totale impreparazione dello Stato Maggiore sovietico e soprattutto del suo Capo, Stalin, alla spallata della Wehrmacht del 22 giugno 1941.
Ma anche perché in Unione Sovietica era iniziata alla fine degli anni ’40 una campagna antisemita che portò alla fucilazione di moltissimi medici ebrei, falsamente accusati di aver attentato all vita dei maggiorenti del regime.
Lo stesso Grossman dovette, probabilmente costretto dalle circostanze, a firmare il
documento d’accusa contro questi medici: Grossman adombrerà questo fatto in “Vita
e destino”, nell’analogo episodio in cui viene a trovarsi il fisico teorico Štrum, passato dall’essere
pericolosamente vicino al lager a divenire un protegé di Stalin (il quale
benissimo sapeva, in quanto informato dalle spie britanniche, del progetto
Manhattan e dell’importanza che la Fisica teorica aveva avuto nella sua
realizzazione).
A mio modo di vedere (gli
studi su Grossman sono praticamente ancora in una fase iniziale) fu la sospettosissima
accoglienza avuta da questo romanzo da parte delle Autorità sovietiche, in un
momento in cui, subito dopo la fine della guerra, il popolo russo si aspettava
invece una maggiore apertura e libertà, a far proseguire l’Autore nella stesura
di “Vita e destino”, dove i danni dei regimi autoritari in generale e del
comunismo in particolare non sono adombrati ma chiaramente denunciati.
La lettura prosegue, con grandissimo interesse.
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