venerdì 8 maggio 2020

S’Indipendentzia

 Un caro Amico scrive:

"Sto traversando il parco con un libro in mano e sento dietro di me una voce dall'accento straniero chiedermi che cosa stia leggendo. Sorrido e gli mostro il libro. "Roba importante" fa il tipo, complimentoso. Sta su di una bicicletta e porta in testa un cappello a falde larghe. Fra i trenta e i quaranta, direi. Sorrido e osservo che lui non è italiano. "Perché tu di dove sei?" Mi dice. "Di qui", semplifico io. "Allora neanche tu sei italiano, sei sardo", sentenzia. Gli rispondo in via definitiva che sì sono sardo e quindi anche italiano. Insiste, parlando -accento a parte- un discreto dialetto cagliaritano e chiamandomi "coppai". Allora gli spiego che noi sardi siamo fondatori dell'Italia. Ma continua a ripetere che sono sardo e non italiano. Lo mollo e penso che è veramente strano che debba essere uno che viene chissà da dove, a spiegarmi la mia identità. Altra forma di colonizzazione. Ai tempi del coronavirus, per giunta. Ad alcuni sardi consiglierei di smettere di raccontare cazzate a sos istranzos. C'è il rischio che ci credano."

 https://www.facebook.com/ettore.martinez.12/posts/10219533115257656?comment_id=10219540812530083&notif_id=1588920236866265&notif_t=feedback_reaction_generic&ref=notif


Tempo fa venni invitato a cena. La conversazione andava avanti sui temi dell’”Autonomia”: le posizioni di alcuni dei commensali mi sembravano improntate al luogocomunismo così frequente oggidì, per cui quando proprio non ne potei più assunsi la mia più innocente aria da “boy-scout” e chiesi ad uno di loro:

“Ma, insomma, se la Sardegna avesse una totale indipendenza, potrebbe secondo te risolvere i suoi problemi secolari?”


Da notare che questa Persona era ed è tuttora il Direttore di un importante Ente regionale ed era stato in una precedente Giunta il Segretario particolare di un importante Assessore, con tessera di un Partito non di certo “sovranista”. Non era quindi l’avvinazzato avventore del “Bar Sport”.

“Si, certamente!” la risposta.
Sin qui niente da dire, le idee sono idee ma, da ingegnere, oltre al "progetto" mi serve anche la “verifica” e dopo la verifica il “collaudo”. Quindi, sempre con aria da boy-scout, chiesi:
“E che moneta potrebbe usare una Sardegna indipendente, secondo te?”
“Ma l’euro, naturalmente!”

Purtroppo mi aspettavo con un certo terrore questa risposta, anche se non credevo che un importante esponente politico non avesse mai sentito parlare dei “Parametri di Maastricht”. E il rapporto Deficit-Pil? E il Protocollo sui criteri di convergenza di cui all'articolo 121 del TCE? Non oso pensare a quelli che potrebbero essere i parametri economici di una Sardegna indipendente.

Mi caddero le braccia e, preso (quasi...) totalmente alla sprovvista, non riuscii a trattenermi dal proferire a mezza voce: “E chi garantirebbe il debito pubblico della Sardegna?”

Quando ci fu nel Regno Unito il referendum per la secessione di una delle Nazioni che lo compongono, il Governatore della Banca d’Inghilterra, pochi giorni prima della consultazione, non usò il linguaggio che un britannico della upper class di solito usa quando deve dire cose spiacevoli, per cui “...that’s a very brave proposal..” non vuol dire che stai facendo una proposta coraggiosa ma che ti ritiene un pazzo furioso, o “I have just two or three minor comments..” vuol dire che hai scritto fesserie pazzesche, e fu chiarissimo: ”Se ne vogliono andare? Se ne vadano. Ma una cosa è certa: che non si sognino di usare la sterlina, perché l’Inghilterra non garantirà di certo il loro debito.” E aggiunse, piuttosto sfotticchiante “…. Che usino l’euro, se ci riescono…”

Da qualche parte si legge che se si rimettono i debiti ai nostri debitori i nostri verranno condonati, ma la Germania non sembrerebbe essere di queso avviso, alla luce di quanto recentemente stabilito dalla Bundesverfassungsgericht.

Voce dal sen fuggita
più richiamar non vale

...
Molto in imbarazzo per la mia frase, della quale però non si accorse nessuno, mi affrettai a cambiare argomento.

Ho sempre pensato che la tendenza allo "spezzettamento" delle realtà nazionali dei Paesi europei più "deboli" in tutti i modi sia stato favorito, in maniera smaccata e sino ad un recentissimo passato, dall'Unione Europea. Il referendum catalano, che solo dopo le pressioni furiose di Madrid l'Unione Europea fu costretta ad ammettere a denti strettissimi come in effetti era, manifestamente illegale,  lo conferma.

Nihil sub sole novum (Qohelet, 1,9): divide et impera.

Noi fummo da secoli
calpesti e derisi
perché non siam popolo,
perché siam divisi
Raccolgaci un'unica
bandiera una speme
di fonderci insieme
già l'ora suonò.

Ma per per questo ci vorrebbe Cavour, non quelli di oggi, italiani e non: dopo più di centocinquant'anni non siamo ancora riusciti a fondere insieme non dico Lombardia e Calabria, ma neppure Lombardia e Piemonte, e vogliamo fondere insieme Calabria e Renania-Palatinato?

2 commenti:

  1. Grazie della citazione. Concordo su tutto

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  2. Grazie a te per il commento.
    Tra l’altro, le uniche due Nazioni a quanto pare esenti da queste smanie separatiste sembrerebbero essere la Grmania e la Francia, che guarda caso sono le Nazioni che vorrebbero farla da padrone in Europa.
    Per la Francia naturalmente Corsica esclusa, ma mi si dice che i Corsi sono come noi Sardi: in difficoltà ad andare d’accordo anche con se stessi.

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