venerdì 15 maggio 2020

Il "buonismo"

Le televisioni ci bombardano di spot pubblicitari dove si invita a "donare" tot euro al mese per i bimbi poveri di tale o tal'altra parte del mondo.
Tanti anni un Ministro della Repubblica, nominato di fresco, inorridì quando vide i bilanci di una nota associazione per la ricerca su una determinata malattia:
a quanto pare i soldi che l'associazione riceveva venivano "investiti" in lussuosi attici che i capoccioni dell'associazione in parola affittavano a se stessi con l' "equo canone".

Nel 1967, a Tobruk, Libia, mia Madre mi chiese di prendere da uno scaffale di un minuscolo supermercato di un esercente il cui nome era Khalifa (ricordo ancora...) una lattina da cinque litri di olio di semi.
Sopra c'era scritto:
Gift of the people of the United States of America. It cannot be sold or traded.
Ovviamente venne pagato in contanti.
Questo mi insegnò molte cose sul c.d. "buonismo".
Una volta dissi a una gentile Signorina che mi chiedeva soldi all'ingresso di un supermercato, questa volta in Italia:
"Lei sa chi sono i warlords, vero?"
Non mi rispose e fece una faccia da funerale.
"Ecco, io non voglio che i miei soldi vadano ai warlords."


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