Quindi, per fondare una teoria scientifica
occorre un algoritmo matematico, le osservazioni sperimentali del tacchino non
bastano. Dov’è questo algoritmo che lega la variazione di temperature
riscontrare con l’aumento della CO2? Qualcuno lo ha visto? Quali sono le
variabili dipendenti e quelle indipendenti? Qual è il campo di esistenza della
funzione? Quali le condizioni al contorno?
Ma, anche ammettendo che questo algoritmo
esista, come ottenerne la verifica sperimentale?
Blocchiamo per dieci anni tutte le emissioni
di CO2 per vedere se per caso, tra le altre possibili cause, possa entrarci
anche l’attività antropica? Tanto vale che l’umanità si suicidi in massa, come
la setta della Guyana. E se per caso in questo lasso di tempo si verifica un
evento anomalo, come l’esplosione di un nuovo Krakatoa, che modificò il clima
per molti anni, che si fa?
E siamo sicuri che la CO2, presente
nell’atmosfera per un misero 0,0407%, mentre ad esempio il “nobile” e “raro”
Argon è presente per ben il 0,934% ed il vapore d’acqua, in media, per lo
0,33%, possa essere effettivamente un “gas serra”? Dove è la dimostrazione
scientifica?
La teoria del riscaldamento globale dovuto al
“gas serra di produzione antropica” rimane quindi quella che è, vale a dire una
teoria non dimostrabile “scientificamente” in quanto non è possibile in alcun
modo sperimentarla.
Inoltre: la Terra su cui viviamo non è un
sistema stabile, affatto e i cambiamenti climatici avvenuti non solo quando i
progenitori dell’uomo assomigliavano più o meno ad un topolino, ma quando l’homo sapiens sapiens era perfettamente
radicato in Europa fanno veramente sorridere se paragonati a quelli attuali.
Purtroppo “la gente”, con l’analfabetismo di ritorno
dovuto ad internet, nulla sa delle grandi glaciazioni quaternarie, durate da
1,8 milioni ad appena 10.000 anni fa ed ignora che più o meno ventimila anni
fa, che nella vita della Terra rappresentano se rapportati alla vita di un uomo
di ottant’anni, poco più di tre ore, dove adesso c’è la Madunina del Domm c’erano
trecento metri di ghiaccio. Il Sahara era una specie di Svizzera, abetata e
lacustre.
Se chiedi ai geologi il perché di questi cambiamenti,
risposta che dovrebbe essere più facile, in quanta si tratterebbe di
un’osservazione del passato, e non della previsione di un futuro, ti risponderanno “mahh... veramente... si potrebbe ipotizzare che.... forse per questo
motivo.. “
Com’è che adesso le certezze sul riscaldamento globale
sono così granitiche?
Per non parlare dell’inversione dei Poli. Cioè
più volte quello che era il Polo Nord magnetico divenne il Polo sud magnetico e
viceversa, il tutto nell’ambito di un tempo non geologicamente lunghissimo,
tutt’altro.
E se riaccadesse oggi? Probabilmente sarebbe
la fine per moltissime specie viventi, animali e vegetali.
Come un’Amica, che naviga attualmente verso
una gagliarda ottantina e l’estate scorsa lanciava improperi contro Trump
perché, a causa del riscaldamento globale a lui dovuto, non riusciva più a
stare sulla sdraio sotto il sole agostano per farsi una perfetta tintarella
dalle otto di mattina sino alle otto di sera come faceva da bambina. Il fatto
che la circolazione sanguigna sia il principale fattore della termoregolazione
del corpo umano e che forse a ottant’anni la sua circolazione non era più la
stessa di quando era bambina non sfiorava neppure la mente dell’esimia
Signora...
Tutti noi vorremmo che si congelasse un
“eterno presente”. Ma questo non è affatto possibile, purtroppo.
Sia chiaro: io non avvallo in alcun modo
alcuna produzione industriale o stile di vita che possa essere in qualche modo
inutilmente inquinante.
Donde
comes no cagar, come ho
premesso in intestazione e, visto che sulla Terra ci campiamo tutti, occorre
cercare di tenere il luogo pulito.
Ad esempio.
Perché sta invalendo l’uso anche in Europa di
voler a tutti i costi boccheggiare dal caldo in inverno e rabbrividire di
freddo in estate, come ha provato senz’altro chi ha soggiornato in alberghi
statunitensi? I miei studenti, rimbecilliti dai telefilm americani (e,
purtroppo, non solo da quelli...) vorrebbero stare con le magliette a maniche
corte in inverno e si lamentano se nelle scuole i termosifoni a ottobre non
sono roventi. Già stanno iniziando a lamentarsi perché nelle scuole italiane
manca l’aria condizionata nelle aule. Io feci l’Esame di Maturità addì 27
luglio 1971, in giacca e cravatta, e sopravvissi. Di condizionatori neppure se
ne parlava.
La maggior parte delle persone che parlano
oggi di riscaldamento globale inorridirebbero se dovessero trascorrere qualche
ora senza l’aria condizionata in estate.
Perché in mezzo mondo si organizzano luminarie
del tutto inutili in occasione di Natali, Feste dei Santi Patroni, per non
parlare di come è illuminata la Santa Città di La Mecca?
Perché si devono organizzare spostamenti del
tutto inutili? Com’è che una coppia di sposini oggi non è soddisfatta se non fa
il viaggio di nozze, pagato da parenti e amici, in Patagonia con una puntatina
in Antartide? Finalmente si sta giungendo alla conclusione che anche il
turismo, oltre ad essere una risorsa economica, costituisce una enorme fonte di
inquinamento, in moltissimi sensi.
I Governanti delle Maldive si incazzano perché
secondo loro il mare sommergerà i loro atolli, ma quale sarebbe la loro
posizione se qualcuno dicesse. “Benissimo,
per abbattere le emissioni di CO2 aboliamo tutti i voli aerei da e per le
Maldive. Chi vuole proprio andarci ci vada in barca a vela...?”
E se invece la causa dell’aumento delle
temperature registrate fosse un’altra?
L’inquinamento dei mari, ad esempio. A terra,
perlomeno nei paesi più avanzati ma non più industrializzati, grazie a controllo e depuratori, la situazione è
molto migliorata, ma nei Paesi del Terzo Mondo, dove sono state spostate dalla "globalizzazione" le produzioni più inquinanti, come le materie plastiche, gli altiforni, le concerie?
Osserviamo solo il traffico navale presente nel Mediterraneo oggi.
Osserviamo solo il traffico navale presente nel Mediterraneo oggi.
https://www.vesselfinder.com/it
Un litro d’olio versato in mare si diffonde
sulla superficie espandendosi per miglia e miglia quadrate e creando una
pellicola dello spessore di pochi micron che modifica sensibilmente
l’evaporazione ed i conseguenti eventi atmosferici. Siamo sicuri che i
direttori di macchina greci o anche solamente i cuochi filippini a bordo di
petroliere da trecentomila tonnellate siano convenientemente sensibilizzati su
questo problema?
A proposito di eventi atmosferici vedi ad
esempio il modo in cui sono presentati oggi. Ma chi ha detto che le “bombe
d’acqua” sono un fenomeno degli ultimi anni dovuto al riscaldamento globale?
Le due foto che precedono sono tratte da un
filmino 8 mm girato da mio Padre in Libia nel 1967. La Egyptian boundary-Derna
Road, che veniva realizzata dall’Impresa di costruzioni per la quale mio Padre
lavorava, era già a buon punto quando un inverno venne giù in tre giorni tanta
di quell’acqua da distruggerne quasi la metà. Trecentocinquanta km di strada.
Naturalmente l’Impresa si leccò i baffi, un’ottima occasione per una lucrosa “Perizia suppletiva e di variante”...
Altro che bombe d’acqua odierne...
Ma ci si ricorda cosa fu l’alluvione del
Polesine del 1952? O l’alluvione di Firenze del 1966, per rimanere in ambito
italiano?
Il problema è che oggi il territorio è molto
più sensibile per tutta una serie di fattori: primo perché migliorate
condizioni di vita hanno permesso alla stragrande maggioranza della popolazione
di avere una casa per la quale si è utilizzato territorio. Non colpevolizzo
affatto questo: avere cibo sufficiente, una corretta pulizia del corpo ed una
casa decente rappresentano i primi segni della civiltà.
Il problema è di come oggi questo territorio
viene gestito, soprattutto in Italia.
Una volta in Italia c’era il “Genio Civile”,
Ente Statale che si occupava della gestione del territorio, monitorandolo nella
sua interezza, per così dire “dall’alto”.
Certo, anche il Genio Civile non poteva
impedire certi cataclismi, come appunto l’alluvione di Firenze ma, una volta
individuate certe criticità, non sempre prevedibili, si aveva modo di gestire,
ad esempio il corso di un fiume dalla sorgente alla foce.
Ma, al grido di “Il territorio è mio, e lo
gestisco io!” i Comuni italiani, affamati come sempre di denaro, si sono fatti
consegnare i soldi per la gestione del territorio, soldi che spariscono nei pozzi
senza fondo dei loro bilanci e magari utilizzati per giardinetti per anziani o
viaggi di gemellaggio.
Inutile dire che questo sistema non può
funzionare: il Comune A, nel corso superiore del torrente decide di fare le
cose perbene, cioè sistemare gli alvei, tenerli
puliti etc.; il Comune B, nel corso mediano decide, secondo l’ambientalismo “prét
à porter”, che “tutto quello che fa la Natura è buono e bello, tutto quello che
fa l’uomo è cattivo e sbagliato”, per cui lascia crescere nell’alveo canne,
alberi, arbusti e proibisce ferocemente di togliere sabbia e pietre in eccesso;
il Comune C, nel corso inferiore esegue estesi lavori di tombinamento “perché
questo torrente in mezzo alla Città è così fastidioso”....
Risultato: piogge forti fanno scorrere molta
acqua nel tratto A, che nel tratto B incontra la resistenza di alberi e arbusti
che fanno da tappo, per cui l’acqua diminuisce di velocità, ma dovendo la
portata rimanere costante la sezione idraulica aumenta ed il livello dell’acqua
sale, sino a quando la pressione risulta talmente forte da sradicare alberi e
canne, che vanno ad intasare il tombinamento del tratto C. E qui succede il
patatrac.
E a questo punto la forte pioggia diventa
fatto televisivo che va ad alimentare la “Teoria del riscaldamento globale”.
Ma, a chi giova questa Teoria?
Sarà un caso, ma questa la Teoria del
Riscaldamento Globale è cavalcata dai Globalisti, cioè coloro che vorrebbero,
tramite la “Globalizzazione”, un’umanità indifferenziata, da gestire dall’alto
tramite i “social”.
Vale a dire “poteri” rappresentati da
finanzieri spregiudicati e farabutti, governi che non vogliono rispondere ai
loro elettori, Stati più o meno democratici che cercano di indirizzare verso
l’esterno le tensioni presenti nelle loro popolazioni.
”Poteri” che hanno perfettamente imparato la
lezione di Panurge: compri un montone e lo butti in mare. Il gregge seguirà in
maniera disciplinata. Ma di questo avremo modo di riparlarne in dettaglio.
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