Che a casa nostra debbano valere le nostre, di regole, anche
in fatto di abbigliamento, e che se a qualcuno queste regole non garbano
possono rimanere a casa loro, su questo non ci piove, ovviamente..... but
I do agree with you, but up to a point, direbbe un britannico quando le cose non gli stanno proprio del tutto bene.......
Certo, una persona elegante si veste per se stessa e non per gli altri, ma se vado a casa di qualcuno mi vesto come questo qualcuno desidera che io mi presenti riguardo alla stoffa che mi ricopre.
Altrimenti me ne sto tranquillo a casa mia, dove posso indossare tutti i perizomi e c-strings “alla Belen” che voglio.
Mangia come vuoi e vestiti all'usanza, diceva un vecchio adagio.
Non trovo quindi nulla di particolarmente eroico nel gesto di Oriana Fallaci nel togliersi il velo davanti a Khomeini: tu chiedi un'intervista, ti viene concessa sotto determinate condizioni, anche di abbigliamento: se non rispetti le regole che tu stesso hai accettato o vuoi stupire con effetti speciali, o vuoi provocare, o sei semplicemente maleducato. Strano che il grifagno Khomeini, sempre così pronto ad inzolfarsi, non le abbia mollato un ceffone seduta stante, sicuramente la tentazione l’ha avuta......
Quando una donna si presenta in udienza dal Papa deve vestire di nero e portare un velo anch'esso nero, tranne le Regine cattoliche che hanno il privilegio di vestirsi di bianco (vedi ad esempio le udienze di Fabiola del Belgio): con questo Papa non saprei, ma i precedenti non credo avrebbero apprezzato una minigonna e/o una scollatura vertiginosa in un'udienza privata, men che meno la scortesia di togliersi il velo in maniera così plateale.
E una donna che indossi pantaloni che le fascino le rotondità posteriori, in un certo tipo di mondo arabo, viene vista non dico come Eblis in persona ma di certo come una sua autorevole rappresentante.
A meno che, appunto, non si vogliano considerare i pantaloni femminili della First Lady una manifestazione politica come il frack di don Calogero Sedara alla cena del Principe Salina, che fu appunto, anch’esso, una provocazione: ma speriamo con migliore riuscita sartoriale.....
l messaggio che deve passare, secondo il mio modesto parere ovviamente, è quello che, proprio perché in casa mia voglio essere padrone di fare quello che mi pare, quando sono in casa tua seguo le tue usanze e le tue convenzioni: "Il vestiti all'usanza" vale anche e soprattutto in casa nostra, ovviamente.
Sia chiaro, penso che il rapporto con un certo tipo di Islam debba essere improntato politicamente a quello che diceva uno dei Roosevelt: “Speak softly and carry a big stick; you will go far”.
Che poi in casa nostra ci siano le cretine e i cretini che a Natale si oppongono al Presepio nelle scuole per non turbare la delicata sensibilità degli alunni islamici, questo è un altro discorso: in occidente rischiamo la fine dei nativi americani proprio per la nostra ormai assodata incapacità di rispettare regole che noi stessi ci siamo dati.
Inoltre non è che la Fallaci, con tutto il rispetto, io la consideri una mia maître à penser.
Sarebbe interessante sapere se nell’udienza privata che Papa Benedetto XIV° le concesse il 27 agosto 2005 la Fallaci indossò o no il velo: venne data notizia dalla Santa Sede ma nulla trapelò dell’incontro.
Ma come, da giovane aspetti con ansia di morire per avere la soddisfazione di fare dispetto ai preti rifiutando i funerali religiosi e poi, quandi la data segnata purtroppo si avvicina, pensi che S. Anselmo d’Aosta forse aveva ragione?
D’accordo, sostanzialmente, con le ultime cose che ha scritto ma, come la mettiamo con quello che scriveva negli anni ’60 e ’70 (vedi Vietnam e contestazione studentesca, ad esempio) che benissimo ricordo?
Da icona della sinistra a sporca fascista.....
Vabbuò, certe giravolte carpiate rovesciate con doppio avvitamento si sono viste recentemente addirittura ai massimi vertici dello Stato. Chissà come mai a certe persone viene riconosciuta la grande intelligenza necessaria per passare da una posizione a quella diametralmente opposta, mentre chi ha riconosciuto i fatti nella loro realtà quando questi fatti sono accaduti ed ha sempre seguito una posizione coerente viene considerato un mentecatto.
Ho il nome di un giornalista sulla punta della tastiera dal percorso opposto, sed parce sepultis, evito accuratamente di farlo.....
Mia Madre e la di lei Consuocera andarono a visitare Petra, in Giordania. Per la gita, che partiva da Israele, mia Madre, con la sua grande esperienza di paesi arabi, sconsigliò all’Amica di indossare pantaloni, consiglio che venne sdegnosamente rifiutato. “I pantaloni sono così comodi.....”
Naturalmente, alla frontiera, una Guardia giordana prese una gonna da un cestino, la porse alla Signora e le fece capire che o metteva la gonna o sarebbe rimasta in Israele. Una gomitata nelle costole da parte di mia Madre fecero cessare le rimostranze della Signora, che non voleva indossare quello che era stato indossato da chissà chi, rimostranze che stavano diventando un po troppo petulanti.
La risposta a questo sarebbe molto semplice: non andare a Petra e privare la Giordania di una importantissima fonte di valuta pregiata.
Non per niente viene citata la Tunisia, i cui abitanti hanno capito che lo scambio con l’Occidente, rappresentato principalmente dal turismo, è per loro vitale e anche a Sharm el-sheik gli egiziani ben si guardano dal proibire alle turiste di indossare il bikini.
Il problema è senz’altro qui in casa nostra, con questo mantra dell’accoglienza “a prescindere”: ma in qualche modo sono anche da capire i problemi di una crisi di identità che nasce dal confronto tra le condizioni di vita dei paesi arabi e quelle dell’Occidente, che la televisione satellitare e internet hanno messo a diosposiuzione di tutti anche in quelle contrade e che i governanti arabi, alle prese con fortissime maggioranze integraliste, e che del resto hanno tutto da guadagnare dalla difesa dello statu quo, si trovano a dover gestire.
Sicuramente non è solo una
questione di valuta pregiata, anche se mi dà da pensare come due paesi
limitrofi come Tunisia e Algeria, entrambi islamici, entrambi per decine d’anni
sotto l’influenza francese, di superficie diversa ma in una situazione
geografica simile, con un’indipendenza ottenuta più o meno nel medesimo periodo,
sia pure con modalità differenti, sanguinosa per l’Algeria e più “oliata”
quella tunisina, possano manifestare tendenze politiche se non diametralmente opposte,
almeno molto differenti. Potrebbe essere possibile per il fatto che l’Algeria
abbonda di gas e petrolio e la Tunisia no, per cui deve fare di necessità
virtù?
Certamente queste aprioristiche narrazioni
empatiche di accettazione del diverso, di accoglienza a prescindere etc. per
lavare il nostro passato coloniale, del tutto ingenue, se non pelose, come se
nei Paesi dove petrolio non ce n’è le strade e gli ospedali non fossero ancora
quelli costruiti dai deprecati colonizzatori, solo ormai del tutto degradati,
come in Senegal, non aiutano la comprensione di fenomeni difficili da penetrare
per coloro che non abbiano realmente toccato con mano stili di vita e mentalità
così diversi dai nostri come quelli islamici.
Può sembrare ed in effetti è un
affermazione paradossale ma mi pare che anche queste esecuzioni dell’Isis così
crudelmente esibite siano un segno di paura e vogliano sostanzialmente dirci: “Vedete? Noi siamo fatti così. Con voi
occidentali non abbiamo niente da spartire per cui è meglio che voi rimaniate
dove siete e, se avete un minimo di sale in zucca, proibirete in qualche modo anche
a noi di venire da voi, in maniera che i contatti possano essere ridotti al
minimo. ”
Per i pantaloni della Michelle:
certo, in un Paese dove alle donne viene vietato di guidare l’auto un certo
modo di vestire esibito in pubblico può assumere una valenza rivoluzionaria. Ma
vorrei aver visto i Tg sauditi o perlomeno Al Jazira per rendermi conto di come
da quelle parti è stato trattato l’argomento: penso che certe immagini che si
sono viste in occidente da loro siano state convenientemente ....... espurgate.
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