domenica 4 maggio 2014

Letture




Dino Cofrancesco ha scritto:
“L'ossessione della grammatica e della sintassi produceva un effetto paradossale: non si studiavano le 'regole' per leggere i classici ma si riguardavano le opere dei classici come materiali utili e fungibili per vedere quelle regole in azione.”

Ed era esattamente questo che ha costituito il valore del Liceo Classico Italiano.

Ho iniziato la scuola Media nel 1962 (Primo anno della Scuola Media Unica) ho fatto il liceo Classico in epoca parzialmente pre-sessantottina ( nel 1968 ero in Prima Liceo). Ho quindi fatto in tempo a studiare “I Promessi sposi” come si studiavano una volta, vale a dire con seri rischi di bocciatura se non eri in grado di descrivere a memoria, nei più minuti particolari, l’abbigliamento dei personaggi.

 Diventato Ingegnere, mi sono reso conto, redigendo un “Computo metrico estimativo”, che tra lo scrivere “Realizzazione di un muro in pietra e mattoni” oppure “Realizzazione di un muro in pietra o mattoni” potevano esserci svariate decine di milioni di lire, poi di euro, di differenza, eventualmente da pagare di tasca, e ho a posteriori caldamente ringraziato i miei Insegnanti del Liceo per avermi dato quell’insegnamento in quel modo.

Negli anni mi sono riletto tutto quello che avevo fatto al Liceo, ivi compresi Eneide e Tacito: ma non sono mai più riuscito a riaprire “I Promessi Sposi”. Poco male, la lezione avuta dallo “studio” (e non dalla “lettura”) di quel romanzo è stata impagabile.

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