lunedì 14 aprile 2014

Muri di Berlino




Muro di Berlino, 1
Sul fatto che gli Italiani non hanno ancora capito che il Muro di Berlino è caduto, riferisco alcuni fatti.
Nel 1989, mio Padre, dopo ventidue anni trascorsi a costruire nel deserto libico strade, ponti e in genere tutto quanto le fantasie gheddafiane potevano suggerire, con una sudata liquidazione si fece costruire una villa in campagna, affermando che la città gli stava stretta.
Non ebbi mai cliente più difficile, ma questa è un’altra storia e non cito le storie connesse con l’ottenimento della concessione.
Anno 1991. Un industriale del Nord passa più o meno per caso davanti alla villa, vede nel terreno a fianco il cartello “vendesi”, lo compra, si informa e mi fa chiamare.
“Mi può fare un progetto simile alla villa di suo Padre?” “Certo”.
Faccio il progetto e lo presento al Comune.
Le “maniglie” (naturalmente esagero, ma il succo è questo) non piacciono alla Commissione Edilizia che mi chiede di cambiarle.
Bene, cambio le maniglie, spedisco le copie al Nord per farle firmare al Committente, me le rimanda, le ripresento in Comune.
Nel frattempo, il Committente mi chiama.
“Senta, ho in progetto di ampliare la fabbrica costruendo uno stabilimento giù al sud. Avevo intenzione di farla nel Lazio, ma visto che mi sto facendo questa villa non mi dispiacerebbe avere casa e fabbrica vicine. Mi serve un terreno industriale più o meno di tot metri quadri, ci dovrà andare un personale di circa quaranta persone, prevalentemente femminile. Può incominciare ad attivarsi per il terreno?”
Si trattava di una fabbrica per un prodotto di enorme valore aggiunto, inerente una particolare lavorazione siderurgica: in un pacchettino delle dimensioni di un astuccio per occhiali si poteva contenere un valore di svariate decine di milioni di lire di allora, con costi di trasporto quindi del tutto ininfluenti, anche per spedizioni in tutto il mondo.
Benissimo, sugli occhiali compare il simbolo L:, mi attivo immediatamente.
Intanto le “maniglie” al Comune sono andate bene, ma questa volta sono i “rubinetti” a non andare bene.
Modifica, spedizione al Nord delle copie, ridiscesa al Sud delle copie firmate, ripresentazione in Comune.
Lascio passare due settimane, vado in Comune per accertarmi dell’iter della “pratica”.
“Ehh, sa Ingegnere, abbiamo solo la sua pratica adesso ...... I geometri della USL non verranno da noi per esaminare solo una pratica...... attendiamo di averne almeno altre due o tre insieme....”
Comunico la cosa al Committente.
Le farò sapere...” mi dice.
Dopo una quindicina di giorni mi telefona “Ingegnere, mi mandi le spettanze sinora dovute per il suo lavoro, perché non faccio più né villa né fabbrica. Sono di ritorno da Cracovia, dove nel giro di una settimana ho avuto tutte le autorizzazioni per costruire la fabbrica......”
Posso giurare che tutti i fatti suesposti, tranne ovviamente i dettagli, corrispondono a verità.
Si vedano in questo blog in


i tempi necessari in Gran Bretagna per ottenere una concessione edilizia.
Muro di Berlino, 2
Maggio 2001. Sono a Roma nel ristorante di un albergo per il pranzo seguente la riunione nazionale di un Club di Servizio. Mi ritrovo seduto a fianco di un corpulento signore fiorentino: scambio di presentazioni e convenevoli reciproci.
“Icché tu fai nella vita?”
“L’ingegnere, ho uno studio professionale.”
“Ah. Io m’occupo di investimenti americani in Europa. E dove tu stai, di bello?”
“ In .........”       
“Ah..... interessante! Sai, proprio in questo periodo gli Americani stanno pensando a un grosso investimento immobiliare in Europa. Vogliono costruire sette grandissimi alberghi.....”
( in settembre ho capito perché, ma proseguiamo).
“Quindi vorranno alberghi dove giocare a golf la mattina, stare a bordo piscina di pomeriggio e sbronzarsi al bar di sera..” gli dico mentre su un fogliettino di carta recuperato fortunosamente incomincio a fare a mano libera degli schizzi....”Un albergo fatto in questo modo.....”
“O lo sai te che gli Americani vogliono un albergo fatto proprio in cotesta maniera? Proprio così, con tre o quattro piscine, camere grandissime.... più è bello e più costa e meglio è.......”mi dice mentre proseguo negli schizzi.
“O tu ‘un potresti incominciare a fare qualche studio, che poi vieni a Firenze e lo facciamo vedere?”
Il simbolo $ compare sulle lenti degli occhiali.
“E quanto ci vorrà per costruirlo? Un anno, du' anni? No, sai, perché da quando gli Americani mettono i soldi a quando l’albergo s’apre devono passare al massimo, ma al massimo tre anni....sono tassativi su questo.”
Devo spiegare che, dalle mie parti, tre anni non bastano neppure per avere le autorizzazioni per poter mettere nel terreno la cuccia del cane del custode, figuriamoci avere la certezza di aprire un grande albergo.
“Ehh.....nnò..... su questo del tempo gli Americani sono tassativi.......”
Il simbolo $ scompare tristemente dagli occhiali.
Il tutto in una Regione che vorrebbe vivere di turismo e nel cui Capoluogo l’Istituto Alberghiero può vantare la presenza di ventisei (ventisei) classi prime.


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