“È un crimine più grande fondare una banca o rapinarla?”
Bertolt Brecht, Santa Giovanna dei Macelli, 1932.
Quando, scorrendo l’estratto conto, considero tutti i danari che la mia banca trattiene per c.d. “spese” per fare da salvadanaio ai pochi soldi che transitano sul mio conto, non posso fare a meno di pensare: “…ma come fanno le banche oggi ad essere sempre, secondo quanto dicono i tiggì, sull’orlo del fallimento?”
Molti anni fa, quando ero un giovane ingegnere, ebbi un rapporto professionale con un imprenditore del Nord, che mi regalò una lussuosissima agenda.
“Grazie per la sua agenda” lo ringraziai, “veramente bellissima.”
“Non me ne parli… qualche tempo fa sono andato in banca per chiedere un finanziamento per la costruzione di un nuovo stabilimento. Il direttore di banca, dopo aver scorso il bilancio, mi ha testualmente detto. ‘abbiamo visto che lei non ha praticamente una voce di bilancio per promozione e propaganda. Noi chiediamo alle imprese che finanziamo che in bilancio ci sia questa voce per un importo compreso tra il tre e il cinque per cento del fatturato.’
“Ma Dottore” la mia risposta, “…io ho una produzione assolutamente di nicchia, che si rivolge esclusivamente a pochissime grandi aziende nel campo della XXX e in Europa siamo solo in due ad occuparci di queste produzioni… io e il mio concorrente che sta in ZZZ. I miei clienti sanno perfettamente chi sono e cosa faccio, una cifra del genere in bilancio sarebbero soldi totalmente buttati al vento…”
“Eh, mi dispiace… la politica della nostra Azienda prescrive che nel bilancio ci sia la cifra che le ho detto… veda di provvedere…”
Ero giovane, ma già i primi contatti mi avevano reso prudente, per cui per cui non feci una impertinente domanda “… ma non è che quel direttore di banca includesse anche se stesso tra quella ‘promozione e propaganda’?”
Mah…
Immediatamente dopo l’uscita del famosissimo saggio “The Great Crash”, tradotto in italiano con “Il grande crollo”, che tratta la crisi finanziaria ed economica che si verificò nel 1929, venne fatta una domanda all’ autore, il famoso economista John Kenneth Galbraith: “Senta professore, secondo Lei, ogni quanto tempo si potrà ripresentare una crisi del genere?”
“Molto semplice…” la risposta, “..non appena i risparmiatori avranno dimenticato quanti soldi hanno perso durante la crisi precedente”.
Dato che di tutto è stato fatto perché “la gente”, “il popolo”, “le persone”, si chiamino come si vuole, abbiano un capacità di memorizzazione sempre minore e sempre più limitata nel tempo (avendo fatto il docente in una scuola superiore per quarant’anni so di cosa parlo) le crisi come quella del ’29 tendono ad essere sempre più ravvicinate.
Tornando all’abusata frase del drammaturgo tedesco di cui all’incipit, la speculazione operata dagli istituti bancari fu una delle cause, se non la principale, della Grande Depressione, in quanto le “banche” si esposero a rischi molto grandi pur di ottenere ritorni altrettanto importanti sui loro investimenti.
Non appena nominato Presidente (4 marzo 1933) Franklin D. Roosevelt cercò di fare in modo affinché lo tsunami finanziario che aveva mandato a scatafascio gli Stati Unite e il mondo intero non avesse a ripetersi.
A questo proposito ci sono due racconti, quello ufficiale e quello non ufficiale. Iniziamo da quest’ultimo.
Pragmatico come tutti gli americani di allora il Presidente si rivolse ad un personaggio noto a noi per essere il padre di un altro personaggio ancora (molto di più…) noto e gli fece più o meno questo discorso: “Senti, io sono perfettamente a conoscenza di come tu ti sia arricchito durante questa crisi. Sono disposto a metterci una pietra sopra, ma mi devi fare delle leggi che non permettano più a nessuno fi fare quello che hai fatto tu.”
Il personaggio in parola venne nominato presidente della commissione Borsa e Finanze, che aveva il compito di riformare le regole di Wall Street che avevano permesso il "martedì nero".
Da Wki: “XY si ritrovò a dover rendere illegali molte tattiche da lui stesso utilizzate in passato per accumulare il suo patrimonio.”
E adesso passiamo alla storia ufficiale.
Nel 1933 il senatore Carter Glass e il deputato Henry B. Steagall furono i promotori del Glass-Steagall Act, una legge che prevedeva la separazione tra le banche con attività commerciali di tipo retail, vale a dire dove i risparmiatori depositavano il loro denaro e le cosiddette “banche d’affari”, cioè quelle che prestavano soldi per investimenti, anche rischiosi. Questo per fare in modo che, in caso di crollo di queste ultime, anche le prime potessero essere trascinate nella crisi.
La separazione tra le banche retail e quelle d’affari intendeva anche tagliare le connessioni perverse tra la finanza speculativa ed economia reale, preservando quest’ultima.
Venne inoltre creato il Federal Deposit Insurance Corporation per garantire i depositi dei consumatori, anche se entro limiti relativamente ristretti.
La situazione rimase stabile sino al 1999 quando, con l’obiettivo di incoraggiare una crescita del mondo della finanza, il Presidente Bill Clinton promulgò il Gramm-Leach-Bliley Act che abrogava le disposizioni del Glass-Steagall Act.
Venne abolita la separazione tra banche commerciali e banche d’investimento, mentre rimasero invariate le disposizioni che riguardano la Federal Deposit Insurance Corporation.
In maniera bipartisan la legge venne approvata da una maggioranza repubblicana e fu promossa al Senato da Phil Gramm e alla Camera da Jim Leach e Thomas J. Bliley.
In base a questa legge, sin dai primi anni Duemila, per incrementare i profitti e badando poco alle ripercussioni delle loro scelte finanziare, le banche hanno ripreso a investire facendo pesare i rischi anche sui risparmiatori.
Nel 2008, si concretizza ciò che il Glass-Steagall Act intendeva prevenire, cioé una nuova crisi finanziaria che, a causa delle insolvenze legate ai mutui subprime, cioè prestiti immobiliari concessi a persone che non erano in grado di far fronte alle rate dei mutui, fece crollare dapprima le Borse.
Dopodiché la crisi si ripercosse sull’economia reale, con gli Stati costretti a sborsare immense quantità di denaro pur di salvare il sistema finanziario dal fallimento.
2008-2023: sono passati quindi anni: la “gente” ha dimenticato ed una ulteriore crisi si ripresenta.
Negli ultimi anni si è tornati a parlare in maniera
più insistente della possibilità di approvare una nuova legge che separi le “retail” dalle “merchant”.
Sarà fatta? Mah, ne dubito: a quanto pare l’unica cosa che interessa i nostri
governanti, da questa e dall’altra parte del pond, è la “transizione ecologica”…
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