Sarà per il fatto che ho iniziato a viaggiare da giovanissimo, con permanenze anche lunghe in posti dove oggi è impossibile persino arrivare (...provate ad andare a Tobruk, Libia, oggi), su aerei che non erano i carri bestiame cavalli 5 uomini 40 odierni, sarà per il fatto che ho amici in molte parti del mondo, ma soprattutto perché per me "viaggio" e "turismo" sono due cose distinte e distanti, personalmente non è che abbia tutta questa smania di muovermi da casa mia.
Anzi, a mio modesto parere devo dire che quest'orgia turistica sta creando seri danni, a partire dall'inquinamento ( e non è che io sia un seguace della Gretina, tutt'altro) sino alla distruzione di ambienti delicatissimi, passando attraverso lo spostamento di risorse essenziali verso risorse effimere: che mi importa di aver un bisettimanale Cagliari-Cracovia o un Cagliari-Malta quando ho tre (diconsi tre) voli Cagliari-Milano al giorno, a costi esorbitanti e ovviamente sempre strapieni?
Una volta di più, ringraziamo la U.E. che ha favorito la distruzione della compagnia di bandiera (non che noi italiani non ci abbiamo messo del nostro, certamente..) a favore delle c.d. low-cost, che low-cost non sono neppure per idea.
Chiesi ad una famiglia di miei amici inglesi dove avessero trascorso le vacanze.
“A Cancun..” la risposta.
“Ah, e che cosa avete fatto a Cancun?”
“Ah, l’albergo era molto bello, c’erano tre enormi piscine…”
“ E non siete mai usciti dall’albergo?”
“Si, una volta siamo andati a fare un gita in barca, ma c’era l’onda lunga dell’oceano, e noi tutti abbiamo avuto il mal di mare…quindi siamo stati in albergo, dove c’era l’aria condizionata…”
Gli stessi amici li ebbi più volte ospiti a casa mia, che si trova a pochi km dalle rovine di una città fenicio-punico-romana, tra le più importanti del Mediterrane. Nonostante i ragazzi allora fossero in età scolare non riuscii mai a convincerli ad andare a visitarle: preferivano andare nella via commerciale della città, per comprare t-shirt modaiole.
Si, capisco, dato il loro clima gli inglesi fanno loro la frase di Osvald nel famoso dramma di Ibsen, ma andare a trovare il sole a Cancun mi sembra veramente un po’ troppo…
Una volta mia nuora, che aveva fatto la hostess per una compagnia aerea mediorientale, ebbe a dirmi:
“Non so cosa ci trovi la gente ad andare in posti finti come XX o YY, a parte usare con voluttà la carta di credito nei colossali centri commerciali, dove le grandi firme hanno prezzi doppi rispetto agli stessi negozi a Roma. Anche gli alberghi, che sono bellissimi il giorno dell’inaugurazione, dopo pochi mesi sono fatiscenti per dell’azione combinata della mancanza assoluta di manutenzione e dell’azione corrosiva della sabbia del deserto.”
"Abito vicino al porto" mi dice un amico " e, invariabilmente, la domanda che mi fanno tutti i crocieristi che sbarcano da navi da crociera gigantesche è invariabilmente una:'come si arriva ai centri commerciali?'"
Purtroppo la spinta imitativa verso certi comportamenti che una volta erano privilegio dei “ricchi” ha portato a queste transumanze umane.
Fortunatamente, con la fine della globalizzazione, un certo tipo di turismo deteriore mi sembra stia finendo, io personalmente lo spero.
Vorrei ricordare un proverbio, persiano mi sembra, che dice."Non esiste un viaggio così lungo o un cavallo così veloce che ti permetta di fuggire da te stesso."
Una bella e attuale riflessione nello stile sempre un po' autobiografico di Antonello. Non posso che essere completamente d'accordo.
RispondiEliminaCaro Ettore, grazie per il commento.
RispondiEliminaCertamente: direi però che le cosucce con cui imperverso qui non sono un po' autobiografiche, sono molto, o forse esclusivamente, autobiografiche. Questo perché, per indole e formazione, cerco solo di parlare di cose di cui ho "sensata sperienzia" e delle quali posso dare "certa dimostrazione", nell'ambito dei miei limiti, naturalmente.