giovedì 26 marzo 2020

Aerei spia e Co-vid19


 «Ogni qualvolta una teoria ti sembra essere l'unica possibile, prendilo come un segno che non hai capito né la teoria né il problema che si intendeva risolvere.»
(Karl Popper, Conoscenza oggettiva: un punto di vista evoluzionistico.)
Nella prima metà degli anni ’50 gli americani erano disperati. Erano comparsi i primi bombardieri sovietici intercontinentali, la guerra fredda stava diventando sempre più calda e la necessità di avere informazioni impellente. Nella disperazione del momento la CIA assoldò tutto il controspionaggio del Fronte orientale della Wehrmacht, compreso il suo ex-capo Reinhardt Gehlen, il quale tentò anche di infiltrare qualche agente, ma le spie comuniste a loro volta infiltrate nei sistemi di sicurezza britannici ( e statunitensi) fecero in modo che il KGB avesse buon gioco nel neutralizzare questi tentativi.

La “cortina di ferro” era scesa sull’Unione Sovietica.

Di fronte ad una opinione pubblica americana resa sempre più nervosa dalle smargiassate della propaganda comunista e dalle pressioni dei giornali e delle fabbriche di armamenti ( un americano su due allora credeva che la sua morte sarebbe stata causata dalle bombe atomiche) si rendeva necessario avere informazioni sicure circa il potenziale bellico sovietico e sulla sua localizzazione.

Facendo breve una lunga storia, saltò fuori un mitico progettista aeronautico americano, Clarence “Kelly” Johnson, che io considero uno dei più grandi ingegneri di tutti i tempi, il quale in pochi mesi costruì per la CIA ( per la CIA, non per l’USAF, si badi) un aereo in grado di volare per diecimila km ad un’altezza di oltre ventimila metri, quota ritenuta assolutamente impensabile per quei tempi.

Come piccolo inciso, fu allora che iniziò a saltare fuori in grande stile la storia dei “marziani”, con tutta la fantascienza associata: i controllori di volo civili si resero subito conto tramite i radar dei voli di prova di questo aereo, nonostante l'assoluta segretezza del programma, e si rivolsero immediatamente alle autorità militari statunitensi per avere informazioni: le autorià militari risposero ovviamente di “non saperne nulla” e di non avere idea del fatto, ma imposero ai controllori di volo che “..dati i tempi, è meglio tenere la bocca chiusa” con la minaccia di pene severissime, per “non allarmare la popolazione”.

Il nome U-2 (Utility 2) era stato scelto appositamente per sviare l’attenzione perché, quando iniziò a diffondersi qualche notizia della sua esistenza, l’aereo era stato definito come un prototipo destinato a studiare le correnti di alta quota (jet-stream) la cui conoscenza era indispensabile per stabilire le rotte dei jet commericiali che sarebbero arrivati di lì a poco. Inutile dire che venne fatta trapelare un’altezza massima raggiungibile dall’aereo pari a meno della metà rispetto a quella che invece effettivamente era in grado di raggiungere.
Da notare che il primi jet commerciali, che ancora non erano in servizio, avrebbero volato a circa novemila metri, mentre l’airliner allora più avanzato, il Lockheed Superconstellation (anche questo un progetto di Johnson), volava di norma a settemila metri o poco più, e sembrava già moltissimo.
Fu così che, partendo inizialmente da una base in territorio tedesco, il 20 giugno 1956 l’U2 inizio a sorvolare a suo piacimento il territorio sovietico, e a riportare informazioni strategiche al massimo livello.

I sorvoli dell’Unione Sovietica si conclusero dopo quattro anni, quando, con quella che appare esser stata una botta di fortuna per l’Aviazione Sovietica, l’U-2 del capitano Francis Gary Powers venne abbattuto presso Sverdslovsk, il Primo maggio 1960.

Vengo al dunque.

Ovviamente di questi voli nessuno ne sapeva niente: gli Americani si guardavano bene dal dire cosa stavano facendo, e i Sovietici, nonostante tempestassero il Dipartimento di Stato con infuocate note diplomatiche, ben si guardavano dal rendere noto il fatto che la loro tanto strombazzata superiorità tecnologica esisteva solo nei loro giornali di regime, orientali ma anche occidentali. Qualcuno ha mai letto “l’Unità” di quei tempi?
Questi voli portarono anche ad una serie di conseguenze politiche, perché Eisenhower, reso ormai edotto del fatto che il potenziale industriale sovietico non era in grado di produrre bombardieri su larga scala, si oppose decisamente ad un aumento delle spese militari, attirandosi l’ira di stampa e opinione pubblica le quali nulla, ovviamente, sapevano.

Quindi, mi immagino quale potesse essere la reazione dell’ ”Uomo della Strada” di allora se qualcuno gli avesse detto “guarda che gli americani sorvolano a loro piacimento tutto il territorio dell’l’Unione Sovietica…”
Esattamente come oggi l' "Uomo della Strada" pensava di essere perfettamente informato dai suoi giornali e dalla Rete di cosa stia succedendo nel mondo.

Quindi:
possiamo ritenere che nella attuale diatriba “Co-vid19 naturale discendente dall’evoluzione darwiniana” e “Co-vid19 virus prodotto in laboratorio” qualcuno possa, come diceva il famoso comico genovese Gilberto Govi,“avere la sua cunveniensa” per sostenere una versione o sostenere l’altra, datì i fantastiliardi di posta in gioco?
Certamente si.
E noi possiamo ritenere di essere perfettamente informati dai nostri media? Certamente no.
 E possiamo ritenere i c.d. "Tecnici", dei quali anche io faccio parte, dotati di una spada fiammeggiante, incorrotti e incorruttibli? Anche qui, certamente no.
E qui mi fermo.

Forse, tra settant’anni, i nostri nipoti conosceranno la verità.

Bibliografia:

tra l’enorme bibliografia disponibile cito:



Da notare che il primo di questi due documenti è ancora parzialmente classificato.

Interessantissimo questo:


un libro veramente interessante, non solo dal punto di vista tecnico aeronautico ( per chi non è addentro alla storia dell'aviazione può essere di difficile lettura) ma perché dà anche una idea precisa del mondo lobbistico statunitense che gira attorno al Congresso e dà inoltre uno spaccato della trasformazione del sistema industriale americano dagli anni ’50 agli anni ’90.
Non mi risulta che sia stato mai tradotto in italiano.

Purtroppo le memorie di “Kelly” Johnson


non sono molto interessanti sull’argomento: venero pubblicate ben prima della fine della guerra fredda, e Johnson era un tipo che sapeva tenere la bocca chiusa.

P.S. 1: l’U-2, sotto altro nome, e naturalmente con versioni che poco hanno a che fare con l’originale, vola ancora, e rende servizi preziosissimi all’USAF.

P.S. 2: è chiaro che un’idea (di tipo probabilistico, ovviamente: io sono uomo di dubbio, non di fede) della provenienza del Co-vid19 me la sono fatta. Ma la tengo per me.

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