AEROLIMHN ATHENON- 30
SEP 1968 -
EXODOS.
Così i timbri di ingresso e di uscita su un mio vecchio passaporto, che
ho ancora qui accanto a me, mentre scrivo.
Dopo una intera estate
trascorsa sulla “Quarta sponda” e
dopo un raid desertico che ci portò con due auto da Tobruk al Cairo passando
attraverso El Alamein e Alessandria, raid impensabile oggi senza una scorta,
rientravamo in Italia facendo una breve sosta ad Atene.
Acropoli, Partenone, Musei etc.
Notai che il 29 era in corso un referendum: la gente faceva
ordinatamente la fila fuori dai seggi, i manifesti per il “si” erano la grande
maggioranza, quelli per il “no” molti di meno ma, a parte qualche ristorante e
locale chiuso a Plaka, la vita pareva scorrere del tutto normale. In Grecia
allora erano al potere i “Colonnelli”.
Il 30 settembre atterrammo a Roma. Per prima cosa andai
all’edicola dell’aeroporto di Fiumicino per comprare un giornale e naturalmente
comprai quello che allora era il più rappresentativo. Da notare che a quei
tempi in Libia, nonostante il golpe di Gheddafi e con lui l’invenzione del
fondamentalismo islamico fossero ancora di là da venire, vigeva già una
rigidissima censura e tutta la carta stampata occidentale veniva sequestrata se
scoperta: qualche giornale sporadicamente arrivava solo “di contrabbando”,
nascosto in qualche valigia.
Inizio a leggere in prima pagina: “Clima di terrore ad Atene: cavalli di frisia e carri armati per le
strade per il referendum”. Ci guardiamo sbalorditi: “Ma voi avete visto carri armati per strada ad Atene?” chiedo ai
miei genitori. “No, e tu?” “Neanche
mezzo...”
Non solo, ma mentre nelle elezioni italiane la presenza
delle forze dell’ordine ai seggi è quasi ostentata, lì non vidi davanti ai
seggi neppure un poliziotto: gli “Evzones”
gli unici soldati che vidi quel giorno, con regolamentari gonnellini e ponpon sulle scarpe.
Ero molto giovane allora.
Qualche anno dopo raccontai il fatterello narrato sopra ad
un caro Amico, più grande di me e molto esperto dei casi della vita.
“ E certo..” mi
rispose l’Amico “...quel giornale perdeva una marea di soldi. La “Proprietà”, in
maniera molto sagace ed elegante, spostò la posizione politica di quel giornale
verso posizioni politiche inaccettabili per un certo “Establishment” industriale
italiano, per cui “l’Establishment” medesimo fu praticamente costretto a
comprare quel giornale pieno di debiti con soldi “buoni”. La “Proprietà”
educatamente ringraziò e con quei soldi continua a fare la bella vita tra
Acapulco, Cannes e St. Moritz....”
Che stia succedendo anche oggi qualcosa di simile?
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