1991. Un industriale
del Nord passa più o meno per caso davanti ad una villa da me progettata nei miei verdi anni, vede nel terreno a fianco il cartello “vendesi”, lo compra, si informa
e mi fa chiamare.
“Mi può fare un progetto di una villa simile?”
Faccio il progetto e lo
presento al Comune.
Le “maniglie”
(naturalmente esagero per evitare troppi tecnicismi, ma il succo è questo) non
piacciono alla Commissione Edilizia che mi chiede di cambiarle.
Bene, cambio le
maniglie, spedisco le copie al Nord per farle firmare al Committente, me le
rimanda, le ripresento in Comune.
Nel frattempo, il
Committente mi chiama.
“Senta, ho in progetto di ampliare la fabbrica giù al sud. Avevo
intenzione di farla nel Lazio, ma visto che mi sto facendo questa villa non mi
dispiacerebbe avere vicino casa e fabbrica. Mi serve un terreno industriale più
o meno di tot metri quadri, ci dovrà andare un personale di circa quaranta
persone, prevalentemente femminile. Può incominciare ad attivarsi per cercare
un terreno?”
Si trattava di una
fabbrica per un prodotto di enorme valore aggiunto, in un pacchettino delle
dimensioni di un astuccio per occhiali si poteva contenere un valore di
svariate decine di milioni di lire di allora, con costi di trasporto quindi del
tutto ininfluenti, anche per spedizioni in tutto il mondo.
Benissimo, sugli
occhiali compare il simbolo della vecchia liretta, mi attivo immediatamente.
Intanto le “maniglie” al Comune sono andate bene, ma
questa volta sono i “rubinetti” a non
andare bene.
Modifica, spedizione al
Nord delle copie, ridiscesa al Sud delle copie firmate, ripresentazione in
Comune.
Lascio passare alcune
settimane, vado in Comune per accertarmi dell’iter della “pratica”.
“Ehh, sa Ingegnere, adesso va tutto bene, ma abbiamo solo la sua
pratica ...... I geometri della USL non verranno per esaminare solo una
pratica...... attendiamo di avere altre due o tre insieme....tra qualche
settimana, un mese al massimo....”
Comunico la cosa al
Committente.
“Le farò sapere...” mi dice.
Dopo una quindicina di
giorni mi telefona “Ingegnere, mi mandi
le spettanze sinora dovute per il suo lavoro, perché non faccio più né villa né
fabbrica. Sono di ritorno da Cracovia, dove nel giro di una settimana ho avuto
tutte le autorizzazioni per costruire la fabbrica......”. Ripeto, 1991.
1994, circa. Un’amica
mi commissiona il progetto di una villa in campagna, su un terreno assai
scosceso. Il progetto della villa in sé non presentò particolari difficoltà,
mentre richiese moltissimo tempo lo studio della rampa d’accesso al garage,
proprio per la pendenza del terreno.
Prima tappa, Ufficio tecnico della Lottizzazione.
“Ehh, no, no, no, questo tetto così non va bene...”
Mi rendo conto che, a differenza dei “Feaci, costruttori di navi”, non sono “caro agli Dei”.
“Guardi che ho un dossier fotografico su un bel po’ di ville costruite nella lottizzazione, dove il tetto ha esattamente questa forma. Se il mio tetto non va bene vuol dire che non andava bene neppure per le altre ville. Cosa faccio, mando il dossier in Procura per segnalare gli abusi edilizi?”
"Touché", pensa evidentemente l'esimio Tecnico, perché dopo due o tre giorni avevo il visto di approvazione.
Primo scoglio superato.
Secondo scoglio, concessione edilizia.
Per puro caso, proprio in quel periodo, stavo risolvendo alcuni problemi di tipo tecnico a un grosso Imprenditore originario proprio di quella zona, uno di quelli che in Sicilia sarebbe stato chiamato "manicu de panza".
“Ah, deve presentare un progetto? E che problema c’è? Si può far trovare domani alle nove davanti all’ingresso dell’Ufficio?”
“Ma l’Ufficio apre alle undici....”
L’Imprenditore neppure mi risponde. L’indomani mattina alle nove, senza neppure bussare, apre la porta:
“Questo è l’ing. Tal dei Tali, deve presentare un progetto...”.
Una quindicina di giorni, e secondo gradino superato.
Terzo gradino, Ente di controllo.
Passano le settimane, passano i mesi, la pratica è “bloccata”. Vado all’Ente per cercare di “sbloccarla”.
Il Funzionario, con aria palesemente annoiata, si fa portare l’incartamento. Apre la tavola delle planimetrie.
“No, no, no, questa rampa non mi piace, me ne faccia un’altra, dritta.”
Prima tappa, Ufficio tecnico della Lottizzazione.
“Ehh, no, no, no, questo tetto così non va bene...”
Mi rendo conto che, a differenza dei “Feaci, costruttori di navi”, non sono “caro agli Dei”.
“Guardi che ho un dossier fotografico su un bel po’ di ville costruite nella lottizzazione, dove il tetto ha esattamente questa forma. Se il mio tetto non va bene vuol dire che non andava bene neppure per le altre ville. Cosa faccio, mando il dossier in Procura per segnalare gli abusi edilizi?”
"Touché", pensa evidentemente l'esimio Tecnico, perché dopo due o tre giorni avevo il visto di approvazione.
Primo scoglio superato.
Secondo scoglio, concessione edilizia.
Per puro caso, proprio in quel periodo, stavo risolvendo alcuni problemi di tipo tecnico a un grosso Imprenditore originario proprio di quella zona, uno di quelli che in Sicilia sarebbe stato chiamato "manicu de panza".
“Ah, deve presentare un progetto? E che problema c’è? Si può far trovare domani alle nove davanti all’ingresso dell’Ufficio?”
“Ma l’Ufficio apre alle undici....”
L’Imprenditore neppure mi risponde. L’indomani mattina alle nove, senza neppure bussare, apre la porta:
“Questo è l’ing. Tal dei Tali, deve presentare un progetto...”.
Una quindicina di giorni, e secondo gradino superato.
Terzo gradino, Ente di controllo.
Passano le settimane, passano i mesi, la pratica è “bloccata”. Vado all’Ente per cercare di “sbloccarla”.
Il Funzionario, con aria palesemente annoiata, si fa portare l’incartamento. Apre la tavola delle planimetrie.
“No, no, no, questa rampa non mi piace, me ne faccia un’altra, dritta.”
dice richiudendo immediatamente
il disegno e facendomi capire che me ne dovevo andare.
Per esaminare la planimetria aveva impiegato forse meno tempo rispetto a quello che il cortese lettore ha impiegato per leggere la frase precedente.
“Ma come, Dott. Geom. Arch. Ing. Lup.Mann.,” gli dico riaprendo il disegno “dritta non si può fare, altrimenti la pendenza della rampa diventa eccessiva...”
“Ahh. E questa curva? Non si può fare dall’altra parte?”
“No, perché, vede, lì, come indicato chiaramente, c’è una macchia di ginepri selvatici, e non vorremmo farci denunciare dalla Forestale se li abbattiamo.”
“Ahh. Comunque mi studi un’altra rampa.”
Per esaminare la planimetria aveva impiegato forse meno tempo rispetto a quello che il cortese lettore ha impiegato per leggere la frase precedente.
“Ma come, Dott. Geom. Arch. Ing. Lup.Mann.,” gli dico riaprendo il disegno “dritta non si può fare, altrimenti la pendenza della rampa diventa eccessiva...”
“Ahh. E questa curva? Non si può fare dall’altra parte?”
“No, perché, vede, lì, come indicato chiaramente, c’è una macchia di ginepri selvatici, e non vorremmo farci denunciare dalla Forestale se li abbattiamo.”
“Ahh. Comunque mi studi un’altra rampa.”
Mi viene in mente un
mio conterraneo, indimenticato campione europeo dei welter junior, se non
ricordo male, che a suo agio con jabs e uppercut lo era molto meno con i verbi
transitivi e intransitivi: “O lo dormo, o
mi dorme!” ebbe ad esclamare ad un intervistatore televisivo la sera prima
di un suo incontro per il titolo.
Fortunatamente riuscii a trattenermi ma, mi si creda, a stento e, ancora oggi, dopo tanti anni, il sangue mi sale alla testa quando mi ricordo dell’episodio.
Fortunatamente riuscii a trattenermi ma, mi si creda, a stento e, ancora oggi, dopo tanti anni, il sangue mi sale alla testa quando mi ricordo dell’episodio.
In quel periodo ero in
contatto con molti Politici.
“Ciao,” telefono, “conosci per caso il Tizio?”
“Certo che lo conosco:”
“Allora telefona e parlagli”.
La rampa rimase assolutamente identica, aggiunsi qualche leggiadro fiorellino, spostai una scritta da destra a sinistra e una da sinistra a destra, dopo qualche settimana riuscii ad ottenere l’approvazione.
Quando, molti anni dopo, sui giornali locali comparve la notizia che automobili bianche e azzurre con lampeggianti blu si erano fermate prima dell’alba sotto l’abitazione del Geom. Dott. Arch. Ing. Lup. Mann..... scossi tristemente la testa.
Per fortuna gli italiani sono stati così intelligenti da eliminare i “Politici” d’antan (quelli sulla scena oggi non ne meritano neppure il nome) che dipendevano dal loro voto, e consegnare tutto il potere ai “Tecnici”, che sono praticamente inamovibili.
“Ciao,” telefono, “conosci per caso il Tizio?”
“Certo che lo conosco:”
“Allora telefona e parlagli”.
La rampa rimase assolutamente identica, aggiunsi qualche leggiadro fiorellino, spostai una scritta da destra a sinistra e una da sinistra a destra, dopo qualche settimana riuscii ad ottenere l’approvazione.
Quando, molti anni dopo, sui giornali locali comparve la notizia che automobili bianche e azzurre con lampeggianti blu si erano fermate prima dell’alba sotto l’abitazione del Geom. Dott. Arch. Ing. Lup. Mann..... scossi tristemente la testa.
Per fortuna gli italiani sono stati così intelligenti da eliminare i “Politici” d’antan (quelli sulla scena oggi non ne meritano neppure il nome) che dipendevano dal loro voto, e consegnare tutto il potere ai “Tecnici”, che sono praticamente inamovibili.
Maggio 2001. Sono a
Roma nel ristorante di un albergo per il pranzo seguente la riunione nazionale
di un Club di Servizio. Mi ritrovo seduto a fianco di un signore fiorentino: scambio
di presentazioni e convenevoli reciproci.
“Icché tu fai nella vita?”
“Sono ingegnere.......”
“Ah. Io m’occupo di investimenti americani in Europa.”
“E dove tu stai, di bello?”
“ In .........”
“Ah..... interessante! Sai, proprio in questo periodo l’Americani
stanno abbandonando gli investimenti in posti troppo lontani e stanno pensando
a un grosso investimento immobiliare in Europa. Vogliono costruire sette
grandissimi alberghi.”
“Quindi vorranno alberghi dove giocare a golf la mattina, stare a bordo
piscina di pomeriggio e sbronzarsi al bar di sera...” gli dico mentre su un
fogliettino di carta recuperato fortunosamente incomincio a fare a mano libera
degli schizzi…”Un albergo fatto in questo
modo.....”
“Ollo sai te che gli Americani vogliono un albergo fatto proprio in
cotesta maniera? Proprio così, con tre o quattro piscine, camere
grandissime.... più è bello e più costa e meglio è.......”mi dice mentre
proseguo negli schizzi.
“O tu ‘un potresti incominciare a fare qualche studio, che poi vieni a
Firenze e lo facciamo vedere?” mi dice.
Il simbolo $ compare
sulle lenti degli occhiali.
“E quanto ci vorrà per costruirlo? Un anno, du’ anni? No, sai, per i
soldi non c’è problema, ma da quando gli Americani mettono i soldi a quando
l’albergo s’apre devono passare al massimo, ma al massimo dico tre anni....sono
tassativi, su questo.”
Devo spiegare che,
dalle mie parti, tre anni non bastano neppure per avere le autorizzazioni per
mettere nel terreno la cuccia del cane del custode, figuriamoci avere la
certezza di aprire un grande albergo.
“Ehh.....nnò..... su questo del tempo gli Americani sono
tassativi.......”
Il simbolo $ scompare
tristemente dagli occhiali.
Il tutto in una Regione
che vorrebbe vivere di turismo e nel cui Capoluogo l’Istituto Alberghiero può
vantare la presenza di ventisei (ventisei) classi prime.
2004. I miei
amici Tony e Veronica, con i quali ho passato momenti indimenticabili in barca
a vela o nella loro ”narrow boat” sui canali inglesi, o semplicemente
seduto a sorseggiare one pint of traditional english bitter nel loro
giardino, avevano molto ammirato il “bathroom
en suite” di casa mia, per cui mi
chiesero di progettare un “extension” nella loro casa nello Yorkshire
dove si potesse godere di questo sibaritico lusso, veramente degno del Roman
Empire.
Oltretutto,
vuoi mettere, avere un extension progettata da “our Italian Architect”,
quanti punti in più con i vicini...
Mi metto al
lavoro, faccio il progettino e lo invio.
Lascio passare
qualche giorno e telefono.
“I’m very
upset, sono furibondo” mi dice Tony “ho presentato il progetto da oltre una
settimana e ancora il Council non mi
ha fatto sapere nulla.... ma domani chiamo e mi sentono!”
Telefonata di
Tony e risposta del Responsabile dell’ufficio “Yes, Mister S, we are
terribly sorry.... but we had a lot of work...could you please come
tomorrow, at 11.00 sharp?”
Il giorno dopo
il mio Amico è all’ufficio, 11.00 sharp, il Responsabile esamina davanti
a lui il progetto, fa di suo pugno qualche annotazione sul foglio e dice “Very
well, Mr. S, potrà venire domani a ritirare il suo progetto.”
Progetto presentato il 30 giugno
2004.
Permesso di costruire ritirato il 13
luglio 2004.
Ciò accade in una
Nazione dove i cittadini sono Sudditi, ma sono Sudditi di una Regina.
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